Susan Sarandon: «Vorrei essere italiana ma non l'ho più l'età, qualcuno mi aiuti. Guerra? Nato fuori controllo»

L'attrice premio Oscar a Catanzaro: «Non posso avere la cittadinanza per due anni. Ucraina? Si vuole indebolire la Russia a causa dei suoi rapporti con la Cina, che a noi fa paura»

Giovedì 3 Agosto 2023 di Gloria Satta
Susan Sarandon: «Vorrei essere italiana ma non l'ho più l'età. Qualcuno mi aiuti con la cittadinanza»

L'ultima battaglia di Susan Sarandon, diva da Oscar (l'ha vinto nel 1996 per Dead Man Walking) e da sempre in prima fila per il femminismo, il partito democratico e i diritti civili? «Voglio prendere la cittadinanza italiana, mia madre veniva da Ragusa e adoro il vostro Paese», rivela l'attrice americana al Magna Graecia Film Festival di Catanzaro dove ieri ha ricevuto la "Colonna d'oro" alla carriera e assistito alla proiezione di Thelma & Louise, uno dei suoi film più famosi. «Bevo tanto caffè, nel 1985 ho fatto una figlia, Eva, con un italiano (il regista Franco Amurri, ndr) e ho i documenti in regola ma mi dicono che per due anni non ci rientro, sono troppo vecchia: spero che qualcuno possa aiutarmi». Gli anni sono 76 ma il carisma è sempre prepotente. Come la tendenza a parlar chiaro e la voglia di lavorare: Susan ha 5 film in uscita ma le severe regole del Sag-Aftra, il sindacato degli attori attualmente in sciopero, le impediscono di parlarne.

L'INDUSTRIA

In compenso l'attrice appoggia appassionatamente l'agitazione che sta mettendo in ginocchio l'industria: «In America siamo a un punto di svolta», scandisce, «il divario tra ricchi e poveri aumenta sempre più e non solo nel cinema. L'87 per cento degli attori non guadagna abbastanza da potersi permettere l'assistenza sanitaria. Il business è cambiato ma i nostri contratti sono rimasti alla fase precedente allo streaming e all'intelligenza artificiale. Gli studios inoltre vorrebbero il diritto di scansionare il corpo degli interpreti "minori" per poterlo poi riutilizzare senza pagare. Noi attori famosi abbiamo il dovere di sostenere lo sciopero mentre gli executive hanno promesso di resistere finché i manifestanti non perderanno la casa o moriranno di fame. A Hollywood stanno cercando di distruggere la vita delle persone».

Proprio parlando della Mecca del cinema, Susan s'infervora: «Hollywood non è un'entità politica, è espressione del capitalismo e si preoccupa solo di fare soldi. Se vuoi darle fastidio devi invecchiare, ingrassare o girare film che non incassano...». Non si è mai tirata indietro quando si è trattato di prendere posizione: «Da giovane mi sono ispirata ad attrici come Jane Fonda e Vanessa Redgrave che sfidavano il sistema», racconta, «ma non immaginavo che avrei combattuto per cambiare le cose. E non ho mai considerato la carriera come la mia identità ma come un mezzo per comunicare. Volevo raccontare delle storie, ho la fortuna di esserci riuscita».

 

Nel cinema le donne oggi hanno più potere? «Sempre più attrici diventano produttrici per promuovere storie al femminile», risponde Susan, «ma se non sei un maschio bianco etero è difficile parlare di potere. Senza contare che le donne continuano a guadagnare meno dei maschi». Negli anni '70 marciava contro la "sporca guerra" del Vietnam. Oggi sull'Ucraina l'attrice esprime una posizione netta: «Premesso che sono pacifista, trovo che la Nato sia fuori controllo mentre dovrebbe iniziare i negoziati diplomatici», afferma con vigore, «si sta combattendo una guerra per procura iniziata prima dell'invasione dell'Ucraina con la violazione degli accordi di Minsk: si vuole indebolire la Russia a causa dei suoi rapporti con la Cina, che a noi fa paura. Ho il cuore in pezzi per le devastazioni e i morti sia russi sia ucraini. Solo la diplomazia può fermare la guerra».

MONICELLI

Senza tanti giri di parole rievoca poi la sua esperienza, tutt'altro che memorabile, in un film italiano: La mortadella di Mario Monicelli. «Era il 1971, avevo 24 anni ed era uno dei mie primi set», racconta, «non capivo l'italiano e nessuno parlava l'inglese, non c'era un'anima viva che mi rivolgesse la parola. Mi sentivo all'oscuro di tutto, ignoravo chi fosse il regista... E Sofia Loren recitava munita di un apparecchio per misurare le luci di scena. Ecco tutto, i miei ricordi finiscono qui».

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