Stefano Accorsi: «Il sesso? Anche a 90 anni. Viva la sincerità in amore, ma non bisogna dirsi tutto»

Parla l’attore 53enne: «Le bugie a volte sono una forma di tutela, di gentilezza. La passione non ha età: l’ho imparato dalla mia bisnonna quasi centenaria».

Domenica 3 Marzo 2024 di Andrea Scarpa
Stefano Accorsi: «Il sesso? Anche a 90 anni. Viva la sincerità in amore, ma non bisogna dirsi tutto»

In questi giorni, al fianco di Micaela Ramazzotti, Stefano Accorsi è su Sky con la serie Un amore, storia di un innamoramento giovanile che rivive con passione a 25 anni di distanza, dopo che le rispettive vite hanno seguito il loro corso naturale.

Un po’ si sono ingarbugliate, un po’ sono andate avanti su binari regolari, un po’ sono rimaste in sospeso. Prossimamente vedremo l’attore bolognese nel nuovo film di Cristina Comencini, Il treno dei bambini, e nella seconda stagione della serie Amazon The Bad Guy. Fra pochi giorni, poi, inizierà a girare diretto da Ivano De Matteo, e a fine aprile, a ridosso dei 150 anni dalla nascita (Bologna, 25 aprile 1874), su Rai1 sarà protagonista della miniserie su Guglielmo Marconi. Ieri in montagna Stefano Accorsi ha festeggiato con la famiglia 53 anni. 

C’erano tutti?
«No. Eravamo tutti insieme lo scorso weekend, ma presto festeggeremo come si deve. Ogni occasione è buona».

Ha 4 figli, due da Laetitia Casta, madre di Orlando e Athena, 17 e 14 anni, e 2 da sua moglie Bianca Vitali, Lorenzo e Alberto, 6 e 3: come si è organizzato con loro?
«I tre maschi vivono con noi a Milano, la femmina a Parigi con la mamma. Ma ci vediamo spesso. La logistica non è semplice, perché anche mia moglie lavora, ma ce la facciamo. Io, quando sono sul set, torno sempre a casa nel weekend». 

È stato complicato raggiungere un equilibrio per una famiglia allargata che va da Milano a Parigi?
«Non è stato semplice, ma bisognava andare avanti, nella gioia e nel dolore. E l’abbiamo fatto».

Con la sua ex Laetitia Casta avete vissuto periodi complicati?
«Sì, un po’. Come tanti. Ma poi con l’impegno di tutti ogni cosa si è aggiustata. Per il bene dei ragazzi, che sono quelli più sballottati e vivono sulla loro pelle, più degli adulti, le separazioni».

Per lei le cose più importanti da trasmettere ai figli quali sono?
«Ce ne sono tante. La prima è che può succedere di tutto, ma bisogna capire che conta solo come reagiamo. E poi che è importante impegnarsi fino in fondo, ma se le cose non vanno come speravamo non è un disastro. Viviamo in un’epoca troppo ansiogena: dobbiamo imparare a gestire i fallimenti. E i successi».

 

A proposito, da quando è diventato famoso c’è mai stato un equivoco sul suo conto?
«Si. All’inizio con la pubblicità del Maxibon (quella di “Du gust is megl che uan”, ndr) per tanti, anche nella vita di tutti i giorni, ero quello simpatico e spigliato, il cazzaro della Riviera romagnola. Per carità, è una parte di me che c’è e riconosco, ma sono sempre stato anche altro, più riflessivo e accorto. Questo, quando veniva fuori, disorientava un po’».

Il primo input per la serie “Un amore”, l’ha avuto da sua moglie: d’istinto ha pensato “Manco morto” o si è fatto subito convincere?
«Ahahaha... No, l’idea mi è subito piaciuta. Le storie romantiche sono belle da interpretare e l’amore riguarda tutti».

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Ha presentato questa storia definendola un’epica sentimentale: l’amore è epico sempre?
«Sì. La mia bisnonna a 90 anni si innamorò pazzamente di un uomo più giovane di lei. E credo che l’amore e il sesso resistano all’età».

Uno studio della Ohio State University del 2020 dice che gli uomini adulti di media pensano al sesso 18 volte al giorno, le donne 10. Ci si ritrova?
«Più o meno, sì. Dipende cosa ho per la testa. Ma siamo sicuri che le donne solo 10 volte? Mi sembra poco. Secondo me questa ricerca l’hanno fatta uomini ai quali piace credere che le donne ci pensino meno, ma è un testa a testa».

Per amore cosa ha fatto di epico?
«Tante cose. Ho cambiato città perché mia moglie è di Milano, e prima ancora andai a Parigi. Rendere l’impossibile possibile, questa è l’epica dell’amore. Come quando prendi la macchina e ti metti a correre di notte per ore per dare un bacio a chi ti sta nel cuore e poi tornare indietro. Insomma, l’amore ti fa rompere le gabbie dalla nostra ragionevolezza. Ti spinge a sorprendere».

Lo racconta perché l’ha fatto?
«Sì, ma in moto. Avevo 27 anni».

Di solito certe sorprese è meglio non farle: andò bene?
«No. Ma fu bello farlo».

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La trovò con un altro?
«Diciamo che non era disponibile. Il possibile era impossibile».

A proposito, per rendere l’impossibile possibile che ci vuole?
«Non lo so. Forse il desiderio di provare a vivere un sogno. Cosa che faccio spesso. Mi ritrovo a pensare: chi l’ha detto che non si può fare? E mi butto. Poi magari non ci riesco, ma non importa». 

Ha detto di non essere un bugiardo seriale, ma che la sincerità in amore vale fino a un certo punto: la spieghi meglio.
«Credo che la bugia a volte sia una forma di tutela. Non c’è bisogno di dire sempre tutto. La sincerità a ogni costo a volte è deleteria, sembra un modo per sgravarsi la coscienza e buttare pesi sugli altri. La bugia può essere una forma di gentilezza». 

La smascherano spesso?
«Se le dico grosse mi scoprono subito».

È da sempre considerato un sex symbol: le fa piacere?
«La mia carriera non va avanti per questa cosa, ma se oggi me lo dicono non mi dispiace». 

In “Un amore” per le scene di sesso non avete usato l’intimacy coordinator, la nuova figura attiva anche sui set italiani: come vi siete regolati?
«Sono scene che vanno trattate con delicatezza e quindi ne abbiamo parlato a lungo. Nulla è stato lasciato al caso. Una volta si diceva: vabbè, voi fate e noi riprendiamo. Oggi no».

Quando nel 2015 uscì la serie da lei ideata, “1992”, nei titoli di testa c’era scritto “Da un’idea di Stefano Accorsi” e sui social si scatenò la corsa a prenderla in giro: un po’ le diede fastidio?
«No. Quel tormentone mi ha sempre divertito. E mi ha anche portato fortuna. Di buone idee ne ho avute altre». 

Al contrario di suoi colleghi della stessa età, anche molto noti e considerati, lei ha girato film entrati nella storia del cinema, da “Radiofreccia” a “Romanzo Criminale”, “L’ultimo bacio”, “Le Fate ignoranti”, “Veloce come il vento” etc: come ha fatto a scegliere così bene?
«È difficile rispondere, non lo so. Di sicuro c’entrano fortuna, curiosità e paura di annoiarsi. E anche un po’ di tenacia. E azzardo: ho sempre scelto anche quando non potevo permettermelo».

A 53 anni recita e scrive: quando debutterà come regista?
«Voglio farlo e sto cercando la storia giusta. Amo recitare ma fare solo l’attore non mi basta. Voglio vivere il cinema a 360 gradi». 

La sua ex Giovanna Mezzogiorno ha detto che l’ambiente del cinema è falso e spietato e che lei, dopo essere ingrassata 20 chili, è stata esclusa da tutti: ha esagerato o è proprio così?
«Io vivo a Milano da anni, e prima ero a Parigi, non sono completamente immerso nel mio ambiente di lavoro, ma ho amici sia dentro che fuori questo mondo. Un po’ di durezza c’è, ma quella è ovunque. Non si può generalizzare».

Che si dice di lei nel suo mondo?
«Non lo so. Qualcuno che mi stimi credo ci sia. Ma la bugia fa così parte della nostra cultura che non si può mai essere sicuri di niente. Qualcuno che pensa male di me ci sarà senz’altro».

Ho sentito dire un po’ “rompi”.
«Non ho l’indole per quello. Uno stakanovista, sì. Preciso anche. Credo sia facile lavorare con me».

Ha fatto la pubblicità di un marchio automobilistico per 10 anni, quasi un record: quante ne ha fatte vendere?
«Non lo so, ma è andata bene. Mi sono divertito, e non l’ho mai vissuta come una marchetta. Con i gelati, invece, faticavano a star dietro agli ordini. Un trionfo».
 

Ultimo aggiornamento: 4 Marzo, 08:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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