Max Pezzali: «Discoteche? Un tempo si andava per corteggiare le ragazze, ora per farsi la foto da mettere sui social. Eravamo più coatti»

"Ci sono tornato da poco, dopo il concerto al Circo Massimo a Roma"

Sabato 13 Aprile 2024 di Mattia Marzi
Max Pezzali: «Discoteche? Un tempo si andava per corteggiare le ragazze, ora per farsi la foto da mettere sui social. Eravamo più coatti»

Solo pochi mesi fa, alla vigilia del concerto dello scorso settembre al Circo Massimo davanti a 56 mila spettatori, l'apice del Pezzali-revival (470 mila biglietti venduti per il tour 2022-2023), aveva spiegato come l'attività discografica non rappresentasse più la sua priorità: «Mi chiedevo se ci fosse spazio, nella musica di oggi, per un nuovo album di Max Pezzali e se la gente fosse interessata ad ascoltare qualcosa di nuovo da me. Mi ero dato una risposta: no. Non che oggi la pensi diversamente, però ho trovato una chiave per continuare a dire qualcosa di interessante», sorride il 56enne cantautore di Pavia, autore di inni intergenerazionali come Hanno ucciso l'Uomo Ragno, Sei un mito, Come mai, Gli anni, Eccoti, 7 milioni di copie vendute in tutto tra 883 e carriera solista. La chiave di cui parla è quella che sblocca i ricordi di quelli della sua generazione: il nuovo singolo Discoteche abbandonate, che arriva a quattro anni dall'ultimo album Qualcosa di nuovo, è un salto indietro nel tempo di trent'anni, un omaggio alle discoteche di culto degli Anni '90 che ormai non esistono più. Uscirà il 15 aprile solo in radio (e non mancherà nella scaletta dei concerti del tour negli stadi Max Forever Hits Only al via il 9 giugno da Trieste - all'Olimpico passerà il 27 giugno, 330 mila biglietti già venduti).
Perché questa scelta?
«Perché racconta il tempo a cui si ispira la canzone. È un po' tornare a quando la promozione si faceva girando gli uffici delle radio, consegnando i dischi in anteprima. Poi il 26 aprile, quando il brano sarà pubblicato anche sulle piattaforme di streaming, su YouTube uscirà un video basato sulle foto dei locali ormai decaduti. Abbiamo raccolto i contributi testuali di un sacco di dj che hanno vissuto quell'epoca, da Albertino a Fargetta, passando per Benny Benassi. E ci sarà una dedica al grande Claudio Coccoluto».
Il tema chi gliel'ha suggerito?
«Un libro fotografico intitolato Disco mute. Le discoteche abbandonate d'Italia (curato da Alessandro Tesei e da Davide Calloni e uscito nel 2021, ndr). Mi è passata davanti agli occhi tutta la mia vita: le serate al Marabù di Reggio Emilia, quelle allo Studio Zeta di Caravaggio, nel bergamasco, abbattuta nel 2019. Luoghi che hanno avuto meriti culturali pazzeschi e non sono riusciti a reggere l'impatto con la modernità».
I giovani non ballano più?
«È cambiato il modo di vivere il mondo della discoteca. All'epoca c'era più spontaneità: si corteggiavano le ragazze, arrivava l'amico con il gin tonic. Oggi in quei luoghi si va consapevolmente meno per l'aggregazione e più per la photo opportunity, per farsi la foto da mettere sui social. Noi eravamo più coatti».
La prima volta in cui mise piede dentro a una discoteca se la ricorda?
«Un trauma, per un ragazzo di provincia timido e disagiato come me. Avevo 18 anni. Mi si spalancarono le porte del mondo degli adulti. Il dress code, le prime donne. Che non erano ragazzine come le mie compagne di classe al liceo. Ma donne vere, strutturate. E poi le faide tra le varie comitive. In provincia c'era un fortissimo senso del campanilismo. C'era rivalità tra Pavia e Voghera. Ma Voghera aveva a sua volta una rivalità con Tortona, quindi a volte noi di Pavia ci alleavamo con quelli di Tortona (ride)».
L'ultima volta che è andato in discoteca, invece?
«Ho perso il conto degli anni. Ci sono tornato a Roma dopo il concerto al Circo Massimo, trascinato dal mio agente, ma dopo un po' sono fuggito in hotel (ride). Erano decenni che non mettevo piede in un locale. E sa perché?».
Perché?
«Perché quando a vent'anni vedevo i quarantenni ballare in discoteca, provandoci con le ragazzine, provavo tristezza. Pensavo: "Non voglio fare questa fine"».
Oltre al singolo, per caso sta lavorando a un album?
«Non ancora. Dovrei trovare qualcosa di contemporaneo da raccontare».
La serie sugli 883 su Sky di Sydney Sibilia quando uscirà?
«A ottobre, mi hanno detto».
La stuzzica l'idea di andare in gara a Sanremo nel 2025?
«Per niente.

L'ultima volta, nel 2011, ho avuto la conferma che non sono fatto per le gare. Io sono un maratoneta, all'Ariston invece devi correre cento metri per cinque sere. Non fa per me». 

Ultimo aggiornamento: 14 Aprile, 22:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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