Gianpaolo Bonzio
SUONI SPARSI di
Gianpaolo Bonzio

Tom Waits, la voce dei bassifondi che ha cambiato le canzoni

Domenica 27 Febbraio 2022 di Gianpaolo Bonzio
Il cantante Tom Waits

È riuscito a mettere vicini Roberto Benigni (entrambi imperdibili in Daunbailò) e il teatro di Bertolt Brecht. Portando alla luce del cantautorato mondiale le storie in bianco e nero di vagabondi, perdenti, diversi e ubriaconi. Una sorta di nobile marginalità, che poi come si è dimostrato è diventata centrale, che ha fatto di Tom Waits uno dei musicisti più apprezzati e, per quanto possa essere possibile, anche imitati. 
Ora a dieci anni dalle sue ultime apparizioni in studio di registrazione Eleonora Bagarotti, da sempre studiosa del genio di Pomona, ha rimesso in ordine i fili sparpagliati di una vicenda artistica senza eguali. Ripercorrendo i lavori più significativi dall’artista, dalla penombra emergono lentamente i cardini sui cui è cresciuta l’arte dal cantautore californiano. «Ci sono i brani sui conflitti e sui tumulti sociali - racconta l’autrice in “Tom Waits la voce e l’oblio”, (Arcana) - Senza salvagente abbiamo attraversato descrizioni di derelitti, testimoni vanganti di ingiustizie. Nessun Rinascimento nella poetica di Tom Waits. Ad eccezione delle molte, felici sperimentazioni musicali».

E di prove fuori da ogni schema l’opera del tenebroso Waits è davvero impregnata se si pensa, ad esempio, che una volta nelle sue scorribande in studio è persino riuscito ad inserire il canto di un gallo. Una voce tremendamente roca e musicisti straordinari si mescolano nell’oscurità con invenzioni infinite. 
«Uso cose che normalmente non sono considerate strumenti - aveva raccontato durante la presentazione di un suo disco - come una sedia trascinata sul pavimento, un’asse di legno, il rintocco di una campanella, un tamburo di freni con un grosso difetto e un megafono della polizia». In questo modo si fa strada una poesia inarrivabile che riesce, comunque, a convivere anche con le ballate più accattivati e con la sua voce inquietante e spesso rabbiosa.

Come ambientazione sembra di essere dentro al celebre quadro di Edward Hopper “Nighthawks” dal quale Waits non a caso attinge le atmosfere per incidere “Nighthawks at the diner”. 
Il libro spazia anche su aspetti legati alla vita quotidiana di Waits, che ora vive con la famiglia a Sebastopol, come l’incontro con Keith Richards avvenuto in un negozio di biancheria intima femminile dove entrambi si erano recati per un regalo alle rispettive mogli. E nel capolavoro “Rain dogs”, ispirato dallo spaesamento dei cani dopo che la pioggia ha tolto loro i punti di riferimento, con parole efficaci delinea la sua esperienza nella City: «New York è come una corsia d’emergenza, una calamita, le strade sono vicine, le razze mischiate e si parla una lingua sconosciuta in tutto il resto del mondo».

Ultimo aggiornamento: 18:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA