Gianpaolo Bonzio
SUONI SPARSI di
Gianpaolo Bonzio

Il "Prometeo" di Luigi Nono, il suono sospeso della città - Foto

Lunedì 29 Gennaio 2024
Una delle immagini dell'ex chiesa di San Lorenzo (Foto Andrea Avezzù Biennale)

Si era sempre ispirato al suono più autentico e profondo della città. Per questo non deve stupire che Luigi Nono abbia costantemente cercato di approfondire questo aspetto della musica soprattutto nel “Prometeo. Tragedia dell’ascolto” che dopo 40 anni è ritornato nell’ex chiesa di San Lorenzo dove nel 1984 era stato presentato per la prima volta al mondo. L’altra sera a Venezia non c’era l’arca armonica creata da Renzo Piano, non c’erano Claudio Abbado ed Emilio Vedova, ma il lavoro svolto dal maestro Marco Angius e dal regista del suono Alvise Vidolin è di quelli che lasciano il segno. 

Luigi Nono nella Chiesa di San Lorenzo durante l’allestimento del Prometeo, 1984 - Foto Lorenzo Capellini / Courtesy Archivio Storico della Biennale di Venezia (ASAC)


Nono aveva combattuto contro l’idea moderna che il suono arrivasse da altezza naturale. E così, per seguire questa decisiva indicazione, i quattro gruppi orchestrarli e i due ensemble di solisti e voci sono stati sistemati su altrettante impalcature distribuite nei due emicicli della chiesa di San Lorenzo. In questo modo, attraverso i live electronics, la musica è stata costantemente raccolta e dirottata nelle varie zone di questo antico spazio. Le parole frammentate e quasi evocate del testo curato da Massimo Cacciari (presente all’evento della Biennale) hanno poi completato un sistema di emozioni, di pause e di stimoli che quasi si rincorrevano all’interno di San Lorenzo. E qui entra in azione il sistema stesso voluto da Nono, 40 anni fa, con lo spettatore soggetto attivo in quanto costantemente circondato e avvolto dai suoni esattamente come avviene quando si cammina e ci si muove per Venezia. 
La contemporaneità che nasce dalla struttura stessa di una città. 


Carlo Fontana, nel 1984 direttore del settore Musica della Biennale, ha recentemente ricordato anche il grosso impegno economico per la realizzazione di un progetto internazionale di questa portata e la necessità di avviare la collaborazione con la Scala per riuscire ad avere la meglio sulle spese. Ed anche in questo caso, come nella stessa vicenda di Prometeo che lotta per liberarsi dalla catene, l’indicazione di Nono è quella di abbattere ogni tipo di barriera, ogni forma convenzionale per dare vita a qualcosa di nuovo e suggestivo. La musica dall’Orchestra di Padova e del Veneto con i virtuosi di flauto e tuba Roberto Fabbriciani e Giancarlo Schiaffini, va proprio in questa direzione in un continuo gioco di rimandi tra esecutore, regia del suono e pubblico. 

 Prometeo. Tragedia dell’ascolto di Luigi Nono, ri-allestito 40 anni dopo nella Chiesa di San Lorenzo - Courtesy La Biennale di Venezia / ph. Andrea Avezzù


Una liberazione dalla consuetudine, come spiega Lucia Ronchetti, direttrice della Biennale Musica, «che evoca Wanderer, il viandante che continuerà a portare il suono e il silenzio veneziano nel mondo».

Ultimo aggiornamento: 16:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA