Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Venezia 79, giorno 6. Gli spiriti colpiscono:
McDonagh da Leone. Il Papa di Rosi

Martedì 6 Settembre 2022

Per caso, o forse no, il Concorso presenta due film accomunati da un apparente taglio da commedia, per raccontare tragedie universali e drammi familiari, l’amore e l’odio, la guerra e la pace. Un po’ come era già successo con “Argentina, 1985”.

The banshees of Inisherin” ci porta nell’atmosfera malinconicamente ostile di un’isola irlandese, con la vita che scorre noiosamente e apparentemente semplice, dove per non sentire la solitudine si va al pub o si accudiscono gli animali. Padraic e Colm sono due vecchi amici che ogni giorno alle 2 del pomeriggio iniziano a farsi le pinte di birra. Ma un giorno Colm decide che non ha più voglia di avere questa relazione e comunica all’amico che di lui non ne vuole più sapere e che se lo importunerà si taglierà le dita della mano, rinunciando quindi a suonare l’amato violino e comporre musica. Mentre dal continente echeggiano spari e boati (siamo negli anni della guerra civile, giusto un secolo fa), i due ex amici e il contorno dei pochi abitanti (la sorella di Padraic, il matto del villaggio, il poliziotto, il prete controcorrente, il padrone del pub eccetera), tessono le trame di una crescente conflittualità, fino alle estreme conseguenze. La presenza di una sinistra anziana che profetizza un futuro di lacrime e morte (uno degli spiriti del titolo) non fa che aumentare la tensione. McDonagh torna a Venezia 5 anni dopo “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” e conferma il suo cinema di impeccabile precisione, dove tutto è forse perfino troppo pensato, ma a volte questo non è un difetto, anzi. E pur essendo in presenza di una “metaforona” è innegabile che estetica e contenuto trovino una perfetta aderenza. A due passi dalle scogliere, sulle spianate verdi, in un ambiente bucolico, affiorano le arroganze del potere e anche dell’arte e della conoscenza che piegano la semplicità e la spontaneità della gente comune; l’orgoglio e la solitudine; la vita che scorre senza significato e che non lascia memoria; l’abbandono e l’amicizia infranta; la depressione e la provocazione. In un contesto vagamente western i piccoli gesti di astio, sottovalutati da tutti, portano così a un’escalation incontrollabile, che alla fine colpisce direttamente o meno tutti. E sotto la scorza della commedia (dialoghi eccellenti, si ride non poco), brucia il Male. Perfetti Colin Farrell e Brendan Gleeson, contrapposti nel corpo e nello spirito, nella parte dei due contendenti. Primo vero film da Leone. Voto: 8.

Non è a questo livello “Love life” (sempre in Concorso) del giapponese Koji Fukada, che si “limita” a restare in ambito familiare, dove una coppia appena sposata perde per un incidente domestico il figlioletto (di lei). Tra sensi di colpa, rapporti incrociati (entrambi hanno avuto relazioni precedenti che riaffiorano), veti genitoriali, la commedia umana procede per tinte pastello, con una leggerezza in contrasto con il peso degli avvenimenti, non solo nello specifico della morte del bambino. Cinema delicato che si segue con piacere, ma che lascia spesso quel gusto che sparisce presto. Voto: 6.

Fuori Concorso è passato l’ultimo lavoro di Gianfranco Rosi “In viaggio”, sui pellegrinaggi di Papa Francesco, dal suo insediamento fino a oggi, toccando le diverse regioni del pianeta. Si tratta di un mero assemblaggio di immagini, di discorsi, di incontri, di discussioni che Bergoglio ha affrontato in questi anni, elencati senza un preciso ordine cronologico, dove il regista più volte premiato (un Leone d’oro, un Orso d’oro) nonostante il suo controverso modo di intendere oggi il documentario rimane, più del solito, spettatore al pari di chi sta in sala, operando solo un attività di montaggio, per intervenire soltanto nel finale con qualche annotazione in più, che però al contrario di altre volte non disturba. Tra qualche autocitazione, il collage tuttavia non aiuta a comprendere meglio il pensiero di Francesco, se non in una dimensione via via più sofferta e quasi “sola”, che è l’aspetto più interessante, ma non più di quanto già si conoscesse, risultando un’operazione-collage non troppo necessaria e utile, se non su un piano più strettamente commerciale. Voto: 6.

 

Ultimo aggiornamento: 07:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA