Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Venezia 80, giorno 4. Sollima, chi va Adagio va sano
Maestro, direzione giusta. Polanski schianto

Domenica 3 Settembre 2023

Arriva il terzo film italiano in Concorso, quindi siamo a metà dei nostri candidati al Leone, e almeno stavolta le aspettative non sono andate deluse, perché Sollima fa Sollima e questo è già abbastanza. Poi qualcuno dirà che "Adagio" stona in Concorso, ma in realtà è anche il riconoscimento a un regista di genere, che ha una identità registica precisa, a suo modo “autoriale”. Siamo in una Roma continuamente assalita da blackout e da un incendio che avanza da lontano. Seguiamo un ragazzo (Manuel) entrare in una festa gay, molto frequentata, con l’intento di riprendere col cellulare una persona politica di primissimo piano. Lo fa perché è costretto: in caso contrario sappiamo subito che rischia la vita. È figlio di un vecchio delinquente (Dakota), odiato quest’ultimo da un suo ex compagno di malavita (Camel) perché gli ha rovinato la vita, ed entrambi in contatto con Pol Niuman (un altro elemento della banda, ora cieco). Il ragazzo scappa dalla festa senza aver concluso la sua opera e adesso è ricercato da un gruppo di persone, che si rivelano ben presto diverse dall’apparenza iniziale. Sollima dimostra ancora una volta una capacità non indifferente nel costruire scene d’azione (si pensi al finale nella metro), intrighi malavitosi, confine incerto tra bene e male, parteggiando sempre per chi comunque non tradisce il proprio ruolo, tra sparatorie e fughe, fino alla soluzione finale. Dal regista delle serie “Gomorra” e “Romanzo criminale”, di film come “A.C.A.B.” e “Sicario”, ancora una prova convincente di cinema muscolare, qui tutto sommato lineare e poco complesso. Cast di rilievo con Mastandrea, Servillo e un Favino quasi irriconoscibile, tutti dalla parte del Male, che non è il lato peggiore della storia. Già memorabile una battuta del film sulla musica ascoltata dai ragazzi di oggi. Voto: 6,5.

Positivo anche il ricordo che lascia “Maestro” di Bradley Cooper, che (non) torna in laguna a 5 anni da “A star is born”. È il biopic targato Netflix, scritto dallo stesso regista con Josh Singer, sulla vita del grande compositore e direttore d’orchestra Leonard Bernstein, interpretato proprio da Cooper, in modo sbalorditivo per somiglianza e gestualità maniacalmente riprodotta. Culmine è la sequenza del concerto in chiesa, che va a chiudersi sul volto di Felicia Montealegre (una altrettanto bravissima Carey Mulligan, che si candida alla Volpi), moglie tormentata di Lenny (com’era chiamato il Maestro), incapace di accettare l’omosessualità del marito. Cooper si conferma regista di talento, sfruttando piani-sequenza molto intensi (si pensi soprattutto a quello iniziale, quando viene svegliato per sostituire all’improvviso sul podio il grande Bruno Walter, iniziando così la sua carriera); un gioco tra bianco-nero e colore tutt’altro che esornativo; e una empatia costante tra i due protagonisti. Ne esce il ritratto, altrettanto inquieto, di un genio musicale e di un uomo diviso tra l’amore per la propria moglie e il richiamo erotico per gli uomini (qui con alcuni momenti toccanti). Semmai Cooper a volte non controlla sempre l’esuberanza e eccede con la malattia di Felicia (che però chiude in modo esemplare, con quel posto vuoto in auto), terminando il film con una brutta scena in discoteca con Lenny ormai anziano e definitivamente sul volto della moglie, che di fatto diventa il vero impulso della storia. Voto: 7.

Fuori Concorso è passato invece, tra lo sconforto generale, “The palace”, ultimo film del grandissimo Roman Polanski, a dir poco imbarazzante, per giunta scritto con un altro grande regista (Jerzy Skolimowski), nel quale un gruppo di ricchi borghesi si ritrova in un hotel svizzero per festeggiare il Capodanno del 2000, mentre nel mondo si teme il Millennium bug. L’insieme di scenette, nemmeno sempre divertenti, sfruttano un sarcasmo annacquato e ormai obsoleto, che muore senza graffiare mai e che sembra incredibilmente debitore del cinema vanziniano e di Neri Parenti. Voto: 3 (doloroso).

 

 

 

Ultimo aggiornamento: 07:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA