Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Green Book: l'amicizia e la musica attraverso
il Sud degli States, tra razzismo e riscatto

Venerdì 1 Febbraio 2019

Ci sono film che fanno emergere i sentimenti intercettando le aspettative di un vasto pubblico che possa emozionarsi, commuoversi, senza rinunciare a catturare anche l’interesse dei più smaliziati, portando una storia di rivendicazione sociale e politica all’interno di un melodramma dal taglio popolare: per accontentare spesso (quasi) tutti, c’è sempre il rischio di disperdere il valore delle cose in fronzoli retorici, dentro una sceneggiatura che calcola ogni reazione e che si fa un po’ ruffiana. Non ne è esente “Green Book”, che ha però il pregio di limitare queste ondate di attenzione narrativa, spingendosi al contrario dentro l’avventuroso “on the road” di un talentuoso musicista nero, che cerca la propria consacrazione proprio nei territori più ostili del Sud degli States
Il buttafuori di origine italiana Tony Vallelonga, detto Tony Lip, costretto a trovare un lavoro, per la chiusura temporanea del club dove governava il servizio d’ordine, accetta di fare d’autista a Don Shriley, un pianista nero (e gay) che avrebbe meritato maggior fama, che con il suo trio sta partendo per tour musicale tra lo Iowa e il Mississippi. Ispirato alla vera storia d’amicizia tra i due personaggi (entrambi morti nel 2013, a breve distanza uno dall’altro: nel film siamo agli inizi degli anni ’60), scritto tra gli altri anche dal vero figlio di Vallelonga (Nick), trova alla regia, di nuovo in versione single, Peter Farrelly, senza il fratello Bobby, che abbandona quello stile più irriverentemente comico e si adagia su una partitura più classica. Così lacrime e risate si alternano in un racconto che si snoda attraverso un percorso minato fortemente dal razzismo verso i neri (la scena del ristorante è sicuramente la più intensa), non assente nemmeno nella vita di Tony e della sua famiglia italoamericana, come il finale sa sottolineare, pur con un tocco di riscatto da parte della moglie.
Come tutti i film basati su una coppia di opposti, questo buddy movie, che a qualcuno ricorderà “A spasso con Daisy”, non risparmia le stazioni di avvicinamento e allontanamento tra i due protagonisti, ma sa costruire anche un quadro efficace di un Paese ancora incapace di essere veramente democratico, allora come oggi. Partendo da uno spunto scorsesiano e deviando velocemente sulla commedia intelligente e politica, “Green book” (la guida degli alberghi e ristoranti, dove sono accettati i neri) ha la forza attoriale del sempre più affermato Mahershala Ali, attraverso quel tocco aristocratico anche quando vuol far valere i propri diritti nonostante il rischio di qualche pestaggio, e soprattutto di Viggo Mortensen, sorprendente in un ruolo per lui inusuale e irresistibile quando si mette a parlare italiano, aspetto che purtroppo andrà terribilmente perduto nel doppiaggio.
Stelle: 3
  Ultimo aggiornamento: 10:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA