Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Cannes 76, giorno 6. Hausner a dieta
Le foglie morte, il cinema vivo di Aki

Martedì 23 Maggio 2023

Stiamo andando verso la fine del festival. I giochi sembrano un po’ più chiari, anche se poi le giurie in genere smentiscono pronostici e aspettative. E soprattutto stanno per entrare in gara i tre italiani: Bellocchio, Moretti e Alice Rohrwacher.

CLUB ZERO di Jessica Hausner (Concorso) – Un gruppo di ragazzi di famiglia borghese entra nel programma di un istituto scolastico, dove l’insegnante Novak (Mia Wasikowska) li spinge a mangiare sempre meno, per salvaguardare il pianeta e se stessi. Le famiglie sono per lo più preoccupate, davanti al progressivo allontanamento dei figli dalla tavola: un episodio, di tutt’altro genere, fa tuttavia sospendere l’insegnante. Alcuni studenti fanno un passo indietro, altri proseguono verso quel “club zero” dove il cibo praticamente viene totalmente ignorato. Come in “Lourdes”, suo film migliore e in questo caso quello di maggior affinità, l’austriaca Hausner s’interroga sulle conseguenze di un’ossessione (lì religiosa qui gastronomica), mettendo sempre in primo piano l’oggetto corpo (lì il recupero dell’attività motoria, qui l’estetica e la bellezza), mantenendo tuttavia una distanza di sguardo, che diventa fertile ambiguità, in un ritratto costantemente allarmante sull’umanità. In questo caso le accuse nei confronti della regista, in chiave ideologica, appaiono piuttosto strumentali. Semmai risalta la consueta ricerca formale, qui asettica e ridotta anche a continue zoomate sui protagonisti, che può alla lunga infastidire e una intermittente superficialità nel prendere una materia incandescente e privarla, nella sua prigione geometrica, di una forza davvero provocatoria. Ma la musica minimalista asseconda lo sguardo, i toni gravi confermano il disturbo generazionale e la parte finale (non a caso collocata in pieno clima natalizio) stabilisce come il mondo ormai si sia piegato a messaggi contraddittori, quando non pericolosamente fuorvianti. E comunque dopo la visione del film, che contiene qualche scena alquanto disturbante, viene voglia di abbacchio. Voto: 6,5.

FALLEN LEAVES di Aki Kaurismäki (Concorso) – Come si fa a non voler bene a un regista come Kaurismäki? Forse non c’è un altro autore che provi un amore compassionevole per i propri personaggi, sempre borderline, ai margini della società, disoccupati, in fuga da territori ostili. Ennesimo incontro di solitudini irreparabili:        lei lavora in un supermercato, ma rimane presto licenziata, perché si è portata a casa un prodotto alimentare scaduto; lui, incline più alla bottiglia che alle mansioni lavorative, fa la stessa fine. S’incontrano, vanno al cinema, si scambiano i numeri per richiamarsi, ma li perdono. Infine nella consueta atmosfera malinconica, quasi straziante nella desolante, cupa quotidianità, i due riescono finalmente a ritrovarsi e andare via insieme come faceva Charlot. L’amore per il cinema è in ogni inquadratura, gli omaggi si sprecano (folgorante la battuta su Bresson e Godard, dopo la visione di “I morti non muoiono” di Jarmusch), l’incanto, anche per un film esile e dalla trama più semplice rispetto ad altri del regista finlandese, resta intatto. E quindi: come si fa a non amare un regista come Kaurismäki? Voto: 7,5.

 

Ultimo aggiornamento: 12-09-2023 12:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA