Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Cannes 76, giorno 2. Indiana Jones diverte
Wang Bing sgomenta, ma c'è chi stona

Venerdì 19 Maggio 2023

Seconda giornata, si resta in una zona tiepida. E poi c’è Indiana Jones.

INDIANA JONES E I QUADRANTE DEL DESTINO di James Mangold (Fuori Concorso) – L’attesissimo quinto episodio della saga del leggendario archeologo famoso per un cappello e una frusta, per la prima volta non diretto da Steven Spielberg, non delude. Se gli inseguimenti sono entusiasmanti, a cominciare da tutto il prologo di quasi mezz’ora, quasi sfacciato nella progressiva dose di invenzione, non mancano considerazioni sul tempo (l’Antikytera di Archimede è l’oggetto ricercato che permette di muoversi appunto tra gli anni), al di là del ringiovanimento de-aging di Harrison Ford, contrapposizioni non solo bene/male (quelle con la figlioccia Helena/Phoebe Waller-Bridge, oltre a quello con Mads Mikkelsen, il cattivo di turno) e un finale di carriera avventurosa che non infrange il buon senso e riesce a chiudere la storia in modo quasi commovente. Ci sono: la parata del post-allunaggio, lo scorrazzare dei tuk-tuk sulle viuzze di Tangeri, il mare Egeo con le murene, Siracusa e l’Orecchio, i Beatles di “Magical mistery tour” e David Bowie di “Space oddity”. Insomma: il business non manca, ma il divertimento nemmeno. E Mangold, senza mai prendersi sul serio, non sfigura. Voto: 7.

BLACK LIVES di Jean-Stéphane Sauvaire (Concorso) – Primo tonfo della 76^ edizione. Primi piani sulle rughe di Sean Penn e sul viso attonito di Tye Sheridan, ritmo adrenalinico, immagini telluriche, stile grezzo. Nel primo film americano (ma il regista è parigino), la mezz’ora iniziale scopiazza in malo modo “Al di là della vita” di Scorsese e poi mette a fuoco due esistenze tormentate, in un quadro desolatamente ormai risaputo, ma la cosa peggiore è che non riesce mai a scrivere la parola fine, nonostante i troppi tentativi. E così la storia di due paramedici pronti a finire sempre nelle situazioni più pericolose, rimbomba dall’inizio alla fine senza trovare un motivo plausibile per essere in Concorso, men che meno il desiderio finale in tragedia che sarebbe stato meglio evitare. Voto: 4.

YOUTH di Wang Bing (Concorso) – Impressionante, impietoso ritratto di una gioventù cinese, che approda dai villaggi per lavorare nelle popolose sartorie, in uno scenario spaventoso di promiscuità, disordine, sporcizia, tra amicizie e conflitti, per racimolare qualche soldo, sottopagato di un lavoro svolto in un ambiente in un modo che ricorda le stie dei polli di allevamento. Il documentarista Wang Bing osserva e non giudica, ma il materiale non lascia scampo, pur con qualche slittamento forse calcolato. Dura uno sproposito (oltre 3 ore), ma alla fine produce uno sgomento assoluto. Voto: 7.

PERDIDOS EN LA NOCHE di Amat Escalante (Cannes Premiere) – Emiliano, un giovane ragazzo, aiutato dalla sua compagna, cerca di far luce sulla scomparsa della madre, nota attivista contro le compagnie minerarie, nel Messico più conflittuale. Le indagini in proprio, nel disinteresse delle forze dell’ordine, lo portano in una villa abitata da una ricca famiglia, il cui padre è un boss della zona, la moglie è un’artista e la figlia adolescente cerca di adescarlo. Ma l’epilogo ribalterà diversi ruoli. Non c’è finezza nello snodo della storia, c’è fin troppa carne al fuoco (troppi argomenti, troppe derive), ma qua e là il film riesce anche a sorprendere per come Escalante fa vibrare le immagini, qua e là votate anche alla provocazione, anche con un unico frammento hard. Voto: 6.

 

 

 

Ultimo aggiornamento: 12-09-2023 12:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA