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Salvare il ciclismo dal doping: serve una svolta epocale

Venerdì 17 Luglio 2015
Chris Froome pretende «massimo rispetto» e ricorda a tutti: «Ho fatto sacrifici per queste prestazioni». La prova "esplosiva" al Tour de France sui Pirenei, con uno scatto che ha portato il campione inglese da 19 a 32 km orari in salita, pulsazioni contenute, cuore al "minimo", ha suscitato sospetti e polemiche. Certo, la predica arrivata dal pulpito di Lance Armstrong, "specialista" in doping, è apparsa stonata. «La Sky e Froome sono molti forti  - ha sottolineato l’americano - Troppo forti per essere puliti. Non ho prove, però...». Troppo facile e scontato, si lancia il sasso nello stagno ed i cerchi concentrici si allargano. E ancora una volta ad andarci di mezzo è stato il ciclismo e la sua credibilità. E così Froome è stato costretto a giurare e spergiurare di essere "pulito", dicendosi pronto a sostenere test approfonditi. Però il problema non sono le dichiarazioni di Armstrong, ma l’incapacità del mondo del pedale di ripulirsi una volta per tutte. Non bastasse il caso di Luca Paolini (cocaina) al Tour, è arrivato anche quello di Francesco Reda (Epo), sorpreso ad un controllo dopo la gara in cui era diventato vicecampione italiano. Quel giorno, il 27 giugno, sulla salita di Superga era stato l’ultimo ad arrendersi a Vincenzo Nibali. Poi l’amara sorpresa della positività. E non è stata neanche la prima volta, tanto che il ciclista calabrese ora rischia la radiazione. Stupisce, però, come le squadre dei ciclisti che vengono "pizzicati" in flagrante, cadano sempre dalle nuvole. Sospendono subito l'atleta finito nella trappola del doping, ma resta un mistero la sorpresa dei dirigenti.   Servono i controlli degli organizzatori delle corse per accorgersi di avere in casa un "mariuolo"? Non sarebbe più facile fare esami preventivi a sorpresa "casalinghi" sui propri atleti? Si dirà che vengono fatti, e allora perchè non smascherano chi bara? E se poi gli sponsor fuggono, indignati nel vedere il proprio nome associato al doping, di chi è la colpa?   Chi ha davvero a cuore le sorti del ciclismo, sport splendido e appassionante, troppo spesso associato al doping, dovrebbe intervenire con provvedimenti ancor più forti, a vari livelli, che stronchino definitivamente un fenomeno disgustoso. E’ fin troppo evidente che quanto è stato fatto finora non basta, serve una svolta epocale. Ultimo aggiornamento: 13:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA