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Dopo il Brasile tutti a casa, ma davvero: è l'ora di Rivera e Guidolin

Domenica 6 Luglio 2014
Dimissioni immediate, rabbia, indignazione generale, preannunci di rivoluzione. L’indecorosa spedizione mondiale dell’Italia sembrava, se non altro, aver prodotto un effetto positivo: finalmente il calcio italiano sarebbe cambiato. Quando mai, un inquietante silenzio grava da giorni sul mondo del pallone.   Dopo il fermento iniziale sono cominciati i giochi dietro le quinte, gli incontri "riservati", i suggerimenti dei "notabili". Insomma, non solo i soliti noti gestiranno il dopo Brasile, ma faranno in modo che nulla in realtà cambi. Tra i soliti noti va sicuramente annoverata la Lega di Serie A, ma anche all’interno della Federcalcio le resistenze non sono certo marginali. Il potere è potere, il denaro (tanto) è denaro, e prima di convincere qualcuno a mollare l’osso ce ne vuole. Se nemmeno il Brasile ha convinto lorsignori che è necessario un cambiamento epocale, stiamo freschi. Idee rivoluzionarie, incrostazioni da rimuovere, furbetti da emarginare, approfittatori da prendere a calci: ma per far questo servono uomini nuovi, non compromessi, non condizionabili, competenti e disponibili a lavorare sodo. Chi ha gestito il calcio ha fallito, ne prenda atto. Si faccia da parte definitivamente. Anzi, faccia autocritica e chieda scusa. Le dimissioni devono essere vere, non è possibile continuare a tirare le fila nell'ombra e condizionare il futuro. Allora nomi nuovi. Facciamola breve: Gianni Rivera al vertice della Federcalcio e Francesco Guidolin nuovo commissario tecnico, tanto per cominciare. E lasciateli lavorare, dategli tempo. Voi che avevate in mano il timone dove avete portato il calcio italiano? Capito, Abete? Capito, Tavecchio? Capito, signori della Lega? Ultimo aggiornamento: 15:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA