A GAMBA TESA di

Cercansi talenti, scuole calcio perdenti

Venerdì 22 Novembre 2013
Non passa giorno che i siti internet di mezzo mondo ci propongano, con tanto di filmati, baby-fenomeni destinati a calcare le orme di Messi. L’età è sempre più bassa, anche 6 anni. A giudicare dalle immagini trattano il pallone come giocatori provetti. In genere sono bambini sudamericani. L’ultimo è Claudio Gabriel Nancufil, 8 anni, argentino di Bariloche: sarebbe già seguito dagli osservatori dei più importanti club europei come Milan, Chelsea, Manchester United, Barcellona, Real Madrid. Non tutti i ragazzini prodigio sfonderanno, ovviamente, e su internet girano anche tante bufale.   Di certo in Italia sforniamo sempre meno campioni. i riflessi sulle rose di Serie A e sulla Nazionale sono evidenti. Tante le ragioni, non ultime un binomio scuola-sport che non esiste e la sedentarietà computerizzata dei nostri figli. Ma forse c’è anche (o soprattutto?) un problema di scuole calcio. Johan Cruijff ha spiegato chiaramente cosa dovrebbe essere il calcio per i bambini: divertimento, poche regole, una vita con il pallone tra i piedi, zero tattica, piena libertà di esprimersi. Quanti campioni nostrani sono usciti dagli oratori? La partita cominciava nel primo pomeriggio, era autogestita dai ragazzi, non c’erano limiti di età e i più piccoli erano costretti a industriarsi con la tecnica per farsi valere. "Fischio" finale con l’arrivo del buio. In Argentina, Brasile e non solo, si va oltre: calcio di strada, magari a piedi nudi.   Costruire un campione in una scuola calcio nostrana è davvero un’impresa: poche ore di calcio a settimana, poco contatto con il pallone, tanti "insegnanti", poco entusiasmo. Quante volte in un paio d'ore, ad esempio, tira in porta un calciatore da allevamento? Serve un cambiamento radicale: meno allenatori, più calcio ruspante. Ultimo aggiornamento: 13:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA