«Apri questa lettera in caso dovessi morire o subire violenza». È con queste parole che don C.L., ex parroco del Pescarese, ha consegnato una busta a Nicola Sassanelli, maresciallo dei carabinieri e suo amico.
Così, a giugno 2020, il prete ha scritto la missiva e l’ha sigillata in una busta: questa è rimasta per oltre tre anni a casa del maresciallo e, finalmente, ieri è stata aperta. All’interno vi erano due fotografie di alcuni pellegrini a celare il testo in cui il sacerdote aveva dato indicazioni precise: «Se sono morto, cerca il plico dietro lo scaffale». Il plico in questione sarebbe la documentazione allegata alla querela che il religioso presentò circa un mese dopo. Non solo: la lettera indicava anche un nome, quello di Eraldo Scurti. Quest’ultimo è imputato insieme alla moglie Claudia Palma e al figlio Angelo: sono accusati di estorsione e rapina con l’aggravante di aver eseguito i reati contro un anziano ministro di culto.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, infatti, il prete avrebbe versato alla famiglia almeno mezzo milione di euro in cinque anni. Lancia sarebbe stato sedotto dalla donna e si sarebbe recato a casa di questa per un appuntamento romantico. Quando la situazione iniziava a scaldarsi, però, ecco rincasare il marito furibondo, il quale avrebbe minacciato il sacerdote anche con una pistola. Da allora, il prete sarebbe stato ricattato e, con le spalle al muro, avrebbe chiesto soldi in prestito a familiari, amici e parrocchiani.