Non gli sono stati sufficienti quei salvataggi in mare fatti da ragazzo, quand’era bagnino a Rimini o ad Alba Adriatica, ora dismessi i panni, o meglio la canotta rossa, da un bel po’ di anni, continua nella sua opera di recuperare donne e uomini dall’acqua: l’ultimo solo poche settimane fa quando proprio dalla tv giungevano le medaglie d’oro a gogò.
In abiti “borghesi " negli ultimi anni ne ha compiuti 4, che si aggiungono al suo ricco palmares di una ventina di persone salvate in 18 anni di carriera come bagnino.
«Per me è puro istinto» racconta l’ex bagnino Danilo (nome di fantasia) da Teramo. «Ogni volta che ho portato un salvataggio m’è parso solo di aver fatto il mio lavoro e a dirla tutta non mi piacevano quei riconoscimenti un po’ troppo enfatici nei miei confronti, come applausi o pacche sulle spalle una volta tornati a riva».
Lui rimira sempre il mare. Quel giorno ad Alba, per l’ultimo salvataggio ad agosto scorso, «avevo notato un canotto a largo con a bordo una famiglia intera, genitori e due figli, che in difficoltà chiedevano aiuto. Non erano vicini, a circa 400 metri, e c’era un brutto libeccio che li spingeva fuori ed un mare che incuteva timore. Mi sono offerto e così io ed un bagnino li abbiamo raggiunti a bordo di un pattino. Con molta fatica abbiamo allungato una corda e li abbiamo riportati a riva».
Ma Danilo quand’era bagnino ne ha salvati diversi dalle infide acque del mare che in un battibaleno riescono a divenire letali. Qualcuno ha avuto problemi grossi altri meno, ma tutti non hanno riferito una minima parola di ringraziamento nei confronti di Danilo: «Mi ci sono abituato, è piuttosto un fenomeno psicologico diffuso, penso che si vergognino: solo due ragazze l’hanno fatto, è strano».