CHIETI - Non c’è premeditazione nell’omicidio di Francesco Ciammaichella, mentre la mazza sequestrata in casa e sporca di sangue è compatibile con la lesione riscontrata alla testa: ne sono convinti gli inquirenti, a maggior ragione dopo l’autopsia che è stata eseguita l’altro ieri e nell’attesa dei risultati definitivi che il medico legale professor Cristian D’Ovidio consegnerà entro 60 giorni.
Chieti, ucciso a bastonate in testa: primi indagati, poi l'autopsia
Prende corpo, insomma, l’ipotesi che si sia trattato di un omicidio con dolo d’impeto, un solo colpo sferrato al culmine una lite per motivi banali, forse una questione di soldi e se così è per pochi euro. Ma siamo nel campo delle ipotesi perché al mondo del quale fanno parte i due indagati, che frequentavano la vittima, ovvero il vicino di casa che ha trovato il cadavere e una donna che abita in un’altra ala del fabbricato popolare di via Albanese, non è estranea la droga.
Delitto Ciammaichella, indagati l'uomo che ha trovato il cadavere e un'amica
Ciammaichella è stato colpito nella regione occipitale della testa, un punto molto particolare, forse era voltato di spalle, un colpo solo che ha provocato una ferita piccola, ma letale e la fuoriuscita di tanto sangue.
Verosimilmente non è morto subito, ma solo l’esito dell’autopsia potrà dire quanto è durata la fase di agonia.