Delitto di Chieti, il killer non voleva uccidere

Mercoledì 17 Novembre 2021 di Alfredo D'Alessandro
Delitto di Chieti, il killer non voleva uccidere

CHIETI - Non c’è premeditazione nell’omicidio di Francesco Ciammaichella, mentre la mazza sequestrata in casa e sporca di sangue è compatibile con la lesione riscontrata alla testa: ne sono convinti gli inquirenti, a maggior ragione dopo l’autopsia che è stata eseguita l’altro ieri e nell’attesa dei risultati definitivi che il medico legale professor Cristian D’Ovidio consegnerà entro 60 giorni.

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Prende corpo, insomma, l’ipotesi che si sia trattato di un omicidio con dolo d’impeto, un solo colpo sferrato al culmine una lite per motivi banali, forse una questione di soldi e se così è per pochi euro. Ma siamo nel campo delle ipotesi perché al mondo del quale fanno parte i due indagati, che frequentavano la vittima, ovvero il vicino di casa che ha trovato il cadavere e una donna che abita in un’altra ala del fabbricato popolare di via Albanese, non è estranea la droga. 

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Ciammaichella è stato colpito nella regione occipitale della testa, un punto molto particolare, forse era voltato di spalle, un colpo solo che ha provocato una ferita piccola, ma letale e la fuoriuscita di tanto sangue.

Verosimilmente non è morto subito, ma solo l’esito dell’autopsia potrà dire quanto è durata la fase di agonia.

Una ferita che appare compatibile con il mezzo trovato in casa e sequestrato, una sorta di mazza da mini golf con l’anima in ferro e la parte terminale in plastica dura: è probabile che chi lo ha colpito neppure lo volesse uccidere,

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