In due con il volto coperto dal casco e uno aveva la pistola in mano.
«Mi minacciavano - racconta ancora sotto choc la donna - mi dicevano di non gridare, perché qualcuno avrebbe potuto accorgersi di quanto stava accadendo. Nel bar, come ogni mattina a quell’ora, c’erano tanti clienti, ma il posto è lontano dal caffè e quindi nessuno avrebbe potuto sentirmi anche se avessi gridato. Non ho potuto far nulla, ho consegnato la borsetta con i soldi. Loro erano arrivati con uno scooter di grossa cilindrata e uno dei due mi puntava a pistola vicino al volto. Ero terrorizzata, sapevo che non avevo alternativa e ho consegnato i soldi. Da parte loro solo poche parole, le minacce, per cui non ho potuto cogliere nessun accento, se fossero del posto o meno. Poi, una volta presa la borsetta, sono risaliti velocemente in moto e sono ripartiti a tutti velocità verso il Paese senza alcun problema. A quel punto, ho riperso fiato ed ho chiamato mia nipote che stava portando la figlia a scuola ed è stata lei la prima a soccorrermi e a darmi conforto, poi mi ha accompagnata nel bar mentre senza perdere tempo avvertita i carabinieri».
I militari sono subito arrivati sul posto per ricostruire l’accaduto, ma c’era una sola testimonianza, quella della donna, che ha cercato di ricostruire tutto, ma senza poter fornire particolari sui due. Comunque, con la stessa tempestività, dalla centrale è stato dato l’ordine di mettere in atto posti di blocco per poter intercettare lo scooter prima che lasciasse la città, ma con tutta probabilità i due rapinatori devono essersi liberati del mezzo poco dopo e hanno continuato la fuga magari in auto, facendo perdere al momento ogni traccia. La donna non è stata fatta oggetto di azioni violente anche perché ha potuto soltanto obbedire al diktat dei due rapinatori.