Gli effetti della guerra in Ucraina produrranno per l'anno in corso una riduzione del Pil di 456 milioni di euro reali in Abruzzo, che corrisponde a una perdita di potere d'acquisto medio per ciascuna famiglia pari a 827 euro. È quanto emerge da un'analisi dell'Ufficio studi della Cgia, l'associazione artigiani e piccole imprese di Mestre.
Nel dettaglio, la previsione per gennaio 2022 per l'Abruzzo segnava un +4%, mentre nel periodo successivo allo scoppio del conflitto il dato si è ridotto a +2,1%: lo scarto di differenza dei tassi di crescita nelle due previsioni è dunque pari a -1,9%. Si tratta di stime parziali e suscettibili di cambiamenti: la situazione relativa al conflitto, infatti, potrebbe mutare radicalmente nei prossimi mesi. Le stime in capo alle famiglie sono il risultato del deterioramento del quadro economico mondiale dovuto al conflitto russo-ucraino che nel nostro Paese ha provocato un forte rincaro delle bollette di luce e gas, le difficoltà del commercio internazionale da e verso alcuni paesi, l'impennata dell'inflazione e la difficoltà di reperire molte materie prime.
Dall'inizio dell'anno l'attività economica ha mostrato segnali di rallentamento su tutto il territorio, dovuti alla diffusione della variante Omicron del Covid, ma soprattutto alle crescenti tensioni culminate con l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia.
Il quadro economico generale, si legge nello studio della Cgia, «si presenta a tinte molto fosche: il pericolo che il Paese stia scivolando lentamente verso la stagflazione (ovvero quando ad una bassa crescita del Pil, che nei casi più drammatici diventa addirittura negativa, si affianca un'inflazione molto alta che fa impennare il tasso di disoccupazione) è molto elevato». Una combinazione di fattori negativi già riscontrata in tutt'Italia, con l'accentuazione in alcune zone sottosviluppate del paese.
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