Vittorio Sgarbi a Padova: «Ecco perché sono sempre stato contrario alla copia della statua del Gattamelata. Al chiuso solo se in grave degrado»

PADOVA - I lavori per il restauro della statura del Gattamelata di Donatello, a Padova, proseguiranno grazie allo stanziamento di 150mila euro deliberato dalla direzione...

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PADOVA - I lavori per il restauro della statura del Gattamelata di Donatello, a Padova, proseguiranno grazie allo stanziamento di 150mila euro deliberato dalla direzione Archeologia, Belle Arti e Paesaggio e dalla direzione Bilancio del ninistero della Cultura. Attraverso l'intervento del sottosegretario Vittorio Sgarbi, l'indagine diagnostica verrà portata a compimento, permettendo così l'elaborazione del delicato progetto di restauro della scultura. «Ho fatto di tutto - ha detto oggi Sgarbi - per restituire allo Stato la sua dignità istituzionale per ciò che riguarda la tutela. L'idea di un museo in cui tu prendi gli originali e lasci le copie all'esterno mi sembra una cosa fuori da ogni logica». Il riferimento è alla proposta avanzata inizialmente dal Delegato Pontificio al Santo, monsignor Fabio Dal Cin, che proponeva la sostituzione della statua equestre con una copia, con il contestuale trasferimento dell'originale al Museo della Basilica di Sant'Antonio. 

«Non si può immaginare che venga sottratto allo Stato un bene che è dell'umanità: questo è il senso della mia azione. Nessuno può pensare di prendere il Gattamelata e farne un uso privatistico, facendolo diventare ragione di un altro biglietto insieme ai tanti biglietti che si pagano attraverso una deriva. Le opere d'arte - ha aggiunto Sgarbi - non sono fatte per essere pagate, non paghiamo la biblioteca per avere un libro. Non voglio immaginare una totale gratuità, ma la vocazione che ho in mente è quella dei musei inglesi. Abbiamo esempi di grandi musei gratuiti in cui i danari arrivano comunque». Sul posizionamento della statua del Gattamelata di Padova «leggo interpretazioni ambigue. Sto dalla parte del Gattamelata, e cioè per tenerlo all'aperto finché sia possibile per le sue condizioni di conservazione - precisa Sgarbi - Se le indagini diagnostiche dovessero accertare una condizione di grave degrado e pericolo dell'opera solo allora sarà bene trasportarlo negli spazi del Museo Boito per gli interventi più impegnativi, dopo i quali, comunque, dovrà ritornare all'esterno. Siccome sulla base dei dati che abbiamo oggi non viene indicato un pericolo imminente, è giusto tenerlo all'aperto», conclude.

(Video Lazzarotto/NuoveTecniche)

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Il Gazzettino