VICENZA - Cinque persone residenti nel Vicentino, tra cui tre bracconieri e due veterinari con ambulatorio nel Bassanese, sono state denunciate con l'accusa di detenzione...
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L'operazione, partita da controlli effettuati anche in altre province del Veneto, tra cui Belluno, e in Trentino Alto Adige, è stata presentata oggi a Vicenza, durante una conferenza stampa dal colonnello Isidoro Furlan, comandante provinciale del Corpo Forestale del capoluogo berico, alla presenza anche del procuratore della Repubblica, dottor Antonino Cappelleri, che ha aperto un fascicolo e dal maggiore Emanuele Spiller, comandante della compagnia dei carabinieri di Vicenza. Gli inquirenti ritengono che il mercato nero possa essere iniziato dal 2012, cioè quando i roccoli autorizzati per la cattura dei richiami vivi sono stati chiusi sulla base delle direttive europee e quindi alcuni cacciatori acquistano richiami vivi da rivenditori autorizzati, che spesso non riescono a tenere il passo delle richieste.
Secondo quanto sta emergendo dalle indagini, che stanno proseguendo, ecco quindi che i bracconieri avevano dato via a un florido mercato clandestino: si rifornivano nelle zone montane di uccelli che non avevano ancora lasciato il nido e c'era poi la collaborazione di due veterinari che effettuavano le operazioni di "sessaggio": venivano tenuti solo i maschi "canterini" destinati alla vendita, mentre le femmine venivano uccise dagli stessi bracconieri, attraverso lo schiacciamento della testa. Anche nel caso di maschi, essendo appena nati, queste operazioni, pur fatte in ambulatorio, tra cui quella dell'inserimento dell'anellino su una zampetta, possono portare alla morte dell'animale o causargli lesioni gravi, come la rottura delle ali che non sono ancora ben formate. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino