Pazienti furibondi: «C'è di mezzo la nostra vita e ci prendono in giro»

Pazienti furibondi: «C'è di mezzo la nostra vita e ci prendono in giro»
«Ma che metodi sono questi? Si parla, ci si confronta, non si mandano i carabinieri. C'è di mezzo la nostra vita e la nostra salute: non possiamo stare nelle mani...

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«Ma che metodi sono questi? Si parla, ci si confronta, non si mandano i carabinieri. C'è di mezzo la nostra vita e la nostra salute: non possiamo stare nelle mani di chi cambia improvvisamente idea». È un fiume in piena Michela Piccoli, infermiera di Lonigo nel Vicentino, portavoce delle mamme che si sono ritrovate in prima persona, ma soprattutto i loro figli, con il sangue avvelenato da Pfas. «Vogliamo parlare con la ministra Beatrice Lorenzin, le abbiamo già scritto - continua la donna - vogliamo incontrarla e chiederle come si permette a fare queste cose, non si rende conto di cosa stiamo passando. Questi vivono in un mondo tutto loro, che non è quello reale: non si gioca con la vita delle persone». Poi lancia un appello a tutte le forze politiche in campo nazionale e regionale: «I giri di parole, il rimpallarsi le responsabilità devono finire - continua Michela, una delle mamme No-Pfas più agguerrite - devono comunicare tra loro e gestire i nostri problemi coordinandosi attraverso informazioni univoche. Qui è in gioco la salute di 350mila persone che si sono trovate con il sangue avvelenato e senza la possibilità di godere di una delle risorse più importanti e necessarie alla vita: l'acqua». Perché la contaminazione del loro sangue è avvenuta proprio attraverso l'acqua del rubinetto inquinata dalle sostanze liberate nei canali dall'azienda Miteni di Trissino. «Alla Miteni - conclude la mamma - continuano, tra l'altro, ad essere prodotti i perfluorati a catena corta e noi siamo molto preoccupati»... (r,ian.)

 
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Il Gazzettino