VICENZA - «Ricordo quella sera che feci una pastasciutta per gli studenti di Lipsia venuti a suonare in città perché ci eravamo dimenticati di prenotare la...
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Lo ha fatto qualche giorno fa nella storica sede dell'istituto, in contra' San Domenico, in occasione di una festa in grande stile, con canti, balli rinascimentali e naturalmente tanta musica. Musica che ha scandito l'attività di Cecilia, la quale nel corso del tempo ha “plasmato” il Pedrollo trasformandolo in un centro di ricerca e produzione con concerti, opere e scambi internazionali. «La mia passione è nata in casa - racconta - Papà suonava il clarinetto alla Marzotto e ci svegliava la domenica mattina. Dirigeva la Cantoria e quando passò la bacchetta a Piergiorgio Righele avevo 9 anni e cominciai a cantare. Rimasi nei Cantori di Santomio fino ai 18».
Quando è stata assunta, puntualizza, «si usava la macchina da scrivere a testina rotante e le copie si facevano con la carta carbone». Tra gli episodi che hanno contraddistinto la carriera, spicca quello che ha per protagonisti alcuni giovani musicisti di Gerusalemme, a cui Cecilia ha dato ospitalità. «Mi dicevo che un figlio in più in casa non cambiava - spiega - Penso poi all'entusiasmo di don Gastone, parroco di Campodoro, ogni volta che si andava a fare l'anteprima nella sua chiesa». E ora? «Continuerò a coltivare i miei interessi con tranquillità - risponde decisa - considerato che non dovrò più timbrare alle otto».
Il Gazzettino