Sciopero dei metalmeccanici: traffico in tilt: «Operai in difficoltà»

Alla manifestazione dei metalmeccanici ha preso parte anche Maurizio Landini, al centro
VICENZA - «Rischiamo la balcanizzazione delle regole». Sono arrivati con 70 bus da tutto il Veneto per chiedere il rinnovo del contratto nazionale. ...

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VICENZA - «Rischiamo la balcanizzazione delle regole». Sono arrivati con 70 bus da tutto il Veneto per chiedere il rinnovo del contratto nazionale.

Almeno 5mila secondo la polizia - 7mila per i sindacati - i metalmeccanici che il 9 giugno hanno invaso Vicenza per lo sciopero regionale indetto da Cgil, Cisl e Uil. Con loro anche il segretario nazionale della Fiom Marizio Landini, che ha puntato il dito contro Federmeccanica «perché, sostenuta da Confindustria, vuole superare il contratto nazionale del lavoro». «Questo è inaccettabile», ha aggiunto dal palco allestito in piazza Matteotti.
Molti i disagi per gli automobilisti. Il corteo, partito dalla stazione, ha attraversato corso Palladio paralizzando, per buona parte della mattinata, il traffico della zona. Ma la manifestazione delle tute blu è stata solo la prima di una serie di proteste che prevedono, nelle prossime settimane, 4 ore di sciopero nelle aziende e il blocco degli straordinari.
Assieme a Landini, c'erano i numeri uno regionali e sindacali di Fim, Fiom, Uilm, i quali hanno accusato Federmeccanica «in quanto vuole mettere in discussione il doppio livello contrattuale - nazionale e decentrato - e svuotare il contratto nazionale della parte salariale». Dito puntato anche contro la maggior disponibilità oraria chiesta ai lavoratori, l'intervento sugli straordinari e i permessi condizionati. Non sono mancate le critiche al governo: «Manca una politica industriale che rilanci gli investimenti. Inoltre sono stati ridotti gli ammortizzatori».

Nel Vicentino i metalmeccanici sono oltre 40mila. Un operaio guadagna mediamente meno di 24mila euro lordi annui, comprensivi di straordinari, premi di produzione, scatti di anzianità. Al netto delle tasse, le retribuzioni sono attorno ai 1.300 euro mensili. «Nel Veneto produzione e fatturato segnano aumenti in tutti i comparti. I salari tuttavia sono bassi e certo non tali da sostenere una ripresa dei consumi», ha sottolineato il segretario provinciale della Fiom Maurizio Ferron.

In effetti nel primo trimestre dell'anno nelle fabbriche del Veneto produzione e fatturato sono stati positivi. Dopo anni di crisi, gli imprenditori sono tornati a sorridere. Il settore delle macchine e degli apparecchi meccanici, per esempio, ha registrato un +4% rispetto allo stesso periodo del 2015. Meno confortanti i dati sull'occupazione, che in certi comparti, come quello dei mezzi di trasporto, è scesa quasi del 2%. «Le proposte avanzate da Federmeccanica rivelano un'impostazione che ha come obiettivo quello di frammentare e dividere i lavoratori e indebolire la possibilità di contrattazione e tutela collettiva. L'aumento economico andrebbe solo al 5% dei lavoratori - ha concluso il segretario provinciale Maurizio Ferron - Un modo fallimentare per cercare competitività». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino