L'intervista. «Non volevo fare l'attrice. L'accento veneto? Rischiosissimo»

Francesca Cavallin
BASSANO - È stata un’emozione fortissima e indimenticabile per la bellissima attrice Francesca Cavallin quella di martedì sera, 18 aprile, quando in occasione...

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BASSANO - È stata un’emozione fortissima e indimenticabile per la bellissima attrice Francesca Cavallin quella di martedì sera, 18 aprile, quando in occasione della messa in onda della puntata di “Di padre in figlia” su Rai1 si è trovata a raccontare al Cinema Da Ponte, davanti a centinaia di concittadini, la sua esperienza e il suo ruolo nella fiction prima della proiezione, sul palco dove da bambina faceva i saggi di danza. L’attrice e conduttrice quarantenne bassanese, che ormai vive a Monza con marito e due figli di 2 e 10 anni, ha debuttato come attrice a 26 anni. Ma fare l’attrice non era il suo sogno di bambina: «In realtà all’inizio - racconta al Gazzettino - volevo fare l’interprete simultanea. L’avevo deciso in un momento preciso: mio padre, prima di fondare la ditta Eurografite nel 1993, aveva un bar vicino allo Stadio Mercante. Durante i mondiali di ciclismo su pista del 1985, evento epocale a Bassano, tutti venivano nel suo bar ed io l’ho sentito chiacchierare disinvolto con sportivi da tutto il mondo, conoscendo lui quattro lingue, e mi aveva conquistato. Ma poi, dopo aver frequentato il Liceo Brocchi - che ricordo con grande piacere - mi sono fatta rapire dal mondo dell’arte e mi sono laureata in Storia dell’Arte, deludendo il papà». Al lavoro di attrice si è avvicinata perché gli è stato caldamente consigliato dall’agente cinematografica Giuliana Gravina, che le ha indicato anche i corsi di recitazione da frequentare. 


 

In “Di Padre in figlia”, ambientata tra la fine degli anni ‘50 e i primi ‘80, Francesca interpreta Pina, una prostituta che realizza un percorso di autodeterminazione, diventando sarta e giocando un ruolo chiave nelle vicende dei protagonisti. «Amo da impazzire “la mia Pina” - confessa la Cavallin - perché ha una funzione maieutica, perché si evolve partendo dal basso conquistando, con coraggio e fierezza, dignità anche di fronte alle malelingue di paese. Ho fatto di tutto per entrare nel cast quando ho scoperto che giravano nella mia città. Mia nonna Mira poi - continua l’attrice - era sarta come Pina: i ditali che uso nella fiction sono proprio i suoi! Mia zia si è commossa quando mi ha visto in tv per quanto assomigliavo a sua mamma, anche con la sua stessa acconciatura. E poi, vi anticipo, Pina causerà un colpo di scena che ha un’attinenza pazzesca con la mia vita, ma non vi posso svelare di più». 


A fine proiezione, molti amici e conoscenti le si sono avvicinati per farle i complimenti, ma qualche critica poi è venuta fuori, legata in particolare all’accento dei protagonisti: «L’accento veneto è rischiosissimo, - ha commentato l’attrice - i miei colleghi, soprattutto i romani, hanno dovuto fare un lavoro di fino. La Capotondi in particolare mi ha stupito: è stata straordinaria, ha un orecchio incredibile».

(Foto: MarcoSartoriPhoto) Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino