Ai domiciliari suona al carcere: «Voglio una cella a casa ho caldo»

Ai domiciliari suona al carcere: «Voglio una cella a casa ho caldo»
VICENZA - “Finire al fresco” è il modo più comune di dire “entrare in carcere”: per quanto assurdo possa apparire è quanto ha...

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VICENZA - “Finire al fresco” è il modo più comune di dire “entrare in carcere”: per quanto assurdo possa apparire è quanto ha spontaneamente scelto l’altra notte il moldavo V.C. di 29 anni, condannato in luglio dal tribunale di Vicenza ai domiciliari (con permesso di uscita) per il reato di tentato furto. Attorno alle 3 di venerdì gli agenti in servizio notturno al carcere di San Pio X hanno sentito suonare il campanello e sono trasecolati dalla sorpresa nel sentire V.C. chiedere: «Voglio una cella, a casa ho troppo caldo e non riesco a dormire». La polizia penitenziaria l'ha accontentato e per lui il tribunale ha revocato il beneficio: resterà in carcere per scontare gli ultimi giorni, almeno fino ad agosto. Sulla curiosa richiesta del moldavo che ha una compagna è forte il sospetto che abbia preferito una cella a una convivenza che si è fatta complicata.
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Il Gazzettino