VICENZA - La Banca Popolare di Vicenza chiede oltre un miliardo di euro a 32 ex rappresentanti dei vertici dell'istituto per danni stimati, sia economici che reputazionali....
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ATTO DI CITAZIONE IN TRIBUNALE - "MALAGESTIO"
La richiesta è contenuta all'interno delle 340 pagine depositate ieri al tribunale di Venezia dell'atto di citazione dell'azione di responsabilità promossa dai nuovi vertici e che, come detto, chiama in causa a vario titolo tutta la vecchia gestione della banca. Tutti sono accusati di "malagestio" nel dissesto della banca che ha cumulato perdite per 4 miliardi negli ultimi 3 anni e ora necessita del salvataggio pubblico.
QUATTRO FILONI SOTTO LA LENTE
I quattro filoni sono il buco dei fondi esteri, il capitale finanziato, il titolo e le compravendite, la politica del credito facile.
«UN QUADRO DRAMMATICO»
Il quadro «a dir poco drammatico» in cui si trova la Banca Popolare di Vicenza è figlio di «un modus operandi...di inaudita gravità, riconducibile in primis all'ex direttore generale, Samuele Sorato» ma «reso possibile da comportamenti (e/o omissioni) degli organi collegiali a loro volta improntati a inescusabile e gravissima negligenza». È quanto si legge nell'atto di citazione con cui la Banca Popolare di Vicenza chiede a 32 ex amministratori, sindaci e dirigenti di risarcire un danno ultramiliardario. Sul banco degli imputati anche l'ex presidente, Gianni Zonin, che al Tribunale di Venezia, ha chiesto di accertare la «correttezza» del suo operato. «Un racconto» definito una «sfacciata lectio magistralis sul buon governo societario e sul destino del sistema creditizio italiano ed europeo» dispensato «da chi non può certo rivendicare meriti ma che, a voler essere benevoli, si è reso responsabile (insieme ad altri) di una gestione censurabile e per anni ha difeso una governance inadeguata e fallimentare». Rispetto allo scaricabarile di tutte le responsabilità sulla direzione generale, l'atto di citazione è chiaro: la Bpvi era «una banca che vedeva accentrate nelle mani del consiglio di amministrazione pressoché tutte le competenze di cui si verte in questo giudizio». In particolare, nell'atto di citazione si legge che Gianni Zonin, presidente per vent'anni della Banca Popolare di Vicenza, è stato «il vero e proprio dominus della banca»: «sostenuto da un gruppo di consiglieri e sindaci a lui particolarmente legati» Zonin «era in grado per carisma, autorevolezza e per esperienza, di indirizzare la volontà dell'organo collegiale, lasciando ben poco spazio al confronto dialettico». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino