Non sono pochi gli oggetti che ci mettono in pericolo nella vita di tutti i giorni: sostanze poco note ai più, che sono però potenzialmente dannose per la nostra...
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SMARTPHONE Tre persone su quattro lo usano per più di tre ore al giorno. Ma per l’Organizzazione mondiale della Sanità, le radiazioni dei cellulari sono nel gruppo dei “cancerogeni possibili”, lo stesso delle verdure in salamoia, per rendere l’idea: siamo sicuri che questo tipo di sottovalutazione non sia azzardato? Tra medici che mettono in guardia sui danni per la salute e utenti che non sanno, alla fine, quale può essere un loro utilizzo più corretto, c’è ancora troppa confusione.
Un professore italiano, Angelo Levis, vero e proprio luminare del campo, ne è sicuro: le radiofrequenze dei cellulari provocano il cancro, al cervello o al nervo acustico. In Italia ben 4 sentenze dei tribunali hanno riconosciuto la cancerogenicità dei telefonini, a partire dall’aprile 2017 quando i giudici di Ivrea diedero ragione ad un lavoratore che aveva sofferto di tumore all’orecchio perché usava troppo, per lavoro, il suo cellulare.
Il problema però, ricorda giustamente il reportage, non è il tempo di utilizzo del telefonino, ma la quantità di frequenze che il nostro corpo assorbe: quantità maggiore per i cellulari di vecchia generazione, minore con gli smartphone attuali. Come misurare questa quantità? Con il valore “Sar”, una unità di misura che nessuno conosce, ma che può farci capire la quantità di radiofrequenza assorbita dai nostri corpi quando usiamo lo smartphone. Un valore soggetto a limitazioni per legge ma di cui sappiamo troppo poco. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino