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Al mondo soltanto 1 scienziato su 5 che si occupa ad alto livello di Intelligenza Artificiale è europeo: solo del 18% la percentuale di ricerca sul tema operata nel Vecchio Continente. Tuttavia quasi la metà degli scienziati europei se n'è andato a lavorare fuori dall'Europa. A restare è stato solo il 10%. È la fotografia del settore scattata dallo studio del Paulson Institute di Chicago al centro oggi di un dibattito durante la sessione plenaria del Comitato economico e sociale europeo (Cese).
«L'intelligenza artificiale continua a cambiare il modo in cui viviamo, lavoriamo, impariamo e interagiamo», ha detto Christa Schweng, presidente del Cese, sottolineando che è venuto è il momento di andare oltre e «mettere in pratica valori reali per il futuro digitale europeo».
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Per questo motivo, «fiducia e trasparenza sono essenziali», ha aggiunto Narayan. I rappresentanti del Cese hanno quindi messo in evidenza che grosse differenze permangono tra Ue e Usa, dove c'è stata una recente approvazione bipartisan della legge sull'innovazione e la concorrenza, che finanzierà con 250 miliardi di dollari le nuove tecnologie. Antje Gerstein, relatrice del Cese sulle opportunità economiche e sociali della digitalizzazione, ha spiegato che con un mercato unico digitale «compiuto» l'Ue potrebbe beneficiare di uno sviluppo economico di 450 miliardi di euro all'anno.
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