Addio Stadia, Google ferma i giochi: dismessa la piattaforma di cloud gaming

Addio Stadia, Google ferma i giochi: dismessa la piattaforma di cloud gaming
Promessa come una vera rivoluzione nel campo videoludico, a quasi tre anni di distanza dal lancio, Google ha annunciato mesi fa la dismissione della sua piattaforma di cloud...

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Promessa come una vera rivoluzione nel campo videoludico, a quasi tre anni di distanza dal lancio, Google ha annunciato mesi fa la dismissione della sua piattaforma di cloud gaming Stadia dal 18 gennaio.

La stretta del 2022 su Big Tech ha pesato anche sui conti di Alphabet, società madre di Google che a inizio anno ha cominciato pian piano a chiudere tutti gli studios fondati per realizzare giochi per Stadia. A febbraio sono partite le trattative per vendere – senza successo – ad altre aziende la tecnologia di streaming che alimenta il servizio, fino all’annuncio della chiusura lo scorso settembre (ma l’azienda promette che si potrà continuare a usare il controller su pc e Mac). Nonostante i segnali chiari, l’annuncio è arrivato come un fulmine a ciel sereno perché le basi di Stadia (tanto la tecnologia usata quanto la visione d’insieme) non erano affatto male: utilizzando i server cloud di Google, la piattaforma permetteva di giocare da qualsiasi device, dagli smartphone ai browser web, liberando di fatto i videogame dal legame storico con console e pc. C’è stato però un grosso problema di design alla base del progetto: l’impossibilità di lanciare i giochi già posseduti su altre librerie (per esempio Steam).

Per giocare era necessario possedere la versione Stadia del titolo, ma non tutti gli sviluppatori sono stati disposti a riprogrammare il proprio catalogo per la piattaforma Google e in più molti utenti, che già possedevano il titolo su console o pc, non avevano nessun incentivo a riacquistarlo nuovamente. A questo si è aggiunta l’assenza di esclusive di spessore e la mancanza d’entusiasmo da parte di Google nel coinvolgere i big del settore, decretando così il fallimento di un progetto che sulla carta avrebbe davvero potuto rappresentare una rivoluzione per tutto il settore.

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Il Gazzettino