Facebook ha una sua Corte suprema: un comitato di controllo di 20 membri (tra Nobel, Pulitzer ed ex premier) che avrà l'ultima parola sulla cancellazione dei contenuti...
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La situazione, in breve, è questa: quello che era stato concepito come un sitarello per ritrovare gli ex compagni di scuola, Facebook, è diventato una piattaforma web universale che ha reinventato il concetto stesso di società, spesso sostituendo i luoghi fisici deputati alla comunicazione, all'intrattenimento, alla politica. Insomma, una società nella società, uno Stato senza confini di quasi 3 miliardi di persone dove vige la forma più estrema di democrazia, dove cioè chiunque può esprimere il proprio parere e dove tutti i pareri hanno lo stesso valore.
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Ma insieme agli onori sono arrivate le responsabilità e, così, i problemi. Sono arrivate le fake news, ma soprattutto si è posta una questione che affligge l'uomo fin dai tempi dell'antica Grecia: chi stabilisce i limiti al diritto di espressione? Insomma, chi gestisce il potere? Zuckerberg ha chiesto più volte ai governi delle regole da seguire, ma i tempi della politica non sono quelli della Silicon Valley, e allora lui ha fatto da sé. E ha scelto il modello dell'aristocrazia platonica, il governo dei migliori, che poi, sempre secondo Platone, facilmente si trasforma in oligarchia. Ma per fortuna a quella siamo già abituati.
andrea.andrei@ilmessaggero.it Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino