Spalletti sprona l'Inter: «Possiamo giocare alla pari con tutti»

Spalletti sprona l'Inter: «Possiamo giocare alla pari con tutti»
Archiviato il 5-0 al Genoa, l'Inter si prepara alla sfida con il Barcellona. «Messi è il più forte, ma il Barcellona è una scuola», dice...

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Archiviato il 5-0 al Genoa, l'Inter si prepara alla sfida con il Barcellona. «Messi è il più forte, ma il Barcellona è una scuola», dice Luciano Spalletti.


Gara. «Abbiamo sempre detto che possiamo giocare contro tutti e siamo ancora quelli. Gli ultimi risultati rafforzano il concetto per cui questa è davvero l'occasione per vedere se possiamo davvero essere alla pari. Il Barcellona è il livello più alto di difficoltà nel calcio».

Messi. «Come dimostrano le gare del Barcellona senza di lui, lì c'è comunque una mentalità di massimo sviluppo del gioco che fa la differenza. Chiaro che Messi è la ciliegina. Leo è la maglietta che chiedono i bambini quando sognano di diventare calciatori. Lui è il migliore. Tutti i grandi calciatori la toccano due volte la palla. Lui nello stesso tempo la tocca quattro, va al doppio. Però, poi è chiaro che è la scuola che hanno dietro che li fa essere tra i più forti al mondo».

Barcellona. «Il Barcellona è un riferimento di tutti gli allenatori, non solo del calcio ma anche degli altri sport. Complimenti».

Atteggiamento. «All'andata noi non siamo riusciti a tenere la palla dopo averla riconquistata, non abbastanza da invertire la tendenza della partita. Dovremo essere più bravi quando la riconquistiamo perché a loro non piace quando la palla ce l'hanno gli avversari e te la vengono a strappare. Per cui i tempi e gli spazi saranno stretti, lì bisognerà avere qualità e personalità. In questa partita sarà difficile trovare spazi ampi per giocare».

Nainggolan. «Va valutato bene. In allenamento avremo un'ulteriore risposta. Lui sa fare anche il mediano. Da lì è partito. Quando lo abbiamo invertito di posizione a Roma con Pjanic è successo il finimondo. Si sono scomodate le penne più appuntite. Poi molte gomme hanno cancellato. Lui però parte da mediano. Non è il trequartista che ti salta tre avversari, la qualità la esibisce con le sue vampate e con quella voglia e forza di saltarti addosso».

Primato nel girone. «Anche volendoci stimolare non dobbiamo essere presuntuosi. La qualificazione la dobbiamo centrare e abbiamo ancora tre partite difficilissime. Al momento del sorteggio abbiamo detto che la quarta fascia l'abbiamo pagata tutta. Essere ora nelle condizioni di poter passare il turno e poter dipendere da noi perché abbiamo fatto dei passi importanti deve essere la cosa fondamentale, che ci dà il massimo dell'attenzione. Saremmo felici di passare anche da secondi».


Rafinha. «Se mi sono pentito di non averlo riscattato? Non so cosa rispondere perché ho già detto tutto. Lui è stato uno dei calciatori importanti per farci arrivare a giocare queste partite. Poi siamo arrivati in fondo e c'erano delle scadenze e dei prezzi per cui non potevamo prenderlo in quel momento. Il Barcellona voleva quei soldi, non si poteva fare. Avremmo tenuto anche Cancelo potendo, ma non abbiamo potuto. C'erano dei vincoli, dei paletti da rispettare, che la società ha fatto bene a rispettare. Poi, se la vogliamo mettere sul pentirmi o meno è uguale. Faccio questo lavoro da 25 anni. Dalla mia posizione devo fare delle scelte. Rafinha è un grande calciatore e una persona spettacolare. Può diventare un elemento forte in una squadra, ma si gioca a pallone anche senza di lui. Conta la squadra che dà risalto all'elemento, mai il contrario. Io lo incontro volentieri e lo allenerei ancora. Però lui ora gioca nel Barcellona e cercherà di nuovo di farci gol». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino