Sibilia alza la voce: «Sulla riapertura degli stadi poca considerazione i dilettanti»

Sibilia alza la voce: «Sulla riapertura degli stadi poca considerazione i dilettanti»
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“Le modalità con le quali si sta affrontando la questione circa la presenza del pubblico negli eventi sportivi mi lasciano molto perplesso. Ancora una volta sono costretto ad evidenziare come non ci sia la dovuta considerazione per lo sport di base e nel caso specifico del calcio dilettantistico, un movimento già messo a dura prova dall’emergenza e che sta cercando, con grande coraggio e rinnovato impegno, di ripartire”.


Lo afferma il Presidente della Lega Nazionale Dilettanti e vicepresidente vicario della FIGC Cosimo Sibilia, entrando nel dibattito sull’apertura degli stadi al pubblico. In alcune regioni però, per effetto di specifiche ordinanze, gli spettatori sono previsti anche nelle gare delle competizioni del cosiddetto ‘calcio minore’, che in Italia è rappresentato da un milione e 200 mila tesserati. “Trovo singolare che non si possano individuare delle soluzioni uniformi per consentire il ritorno degli spettatori nei nostri campionati in tutte le regioni - spiega Sibilia - in alcune delle quali le ordinanze sono state già emanate, o sono in corso di attuazione, anche grazie all’azione dei nostri organismi territoriali. Serve un provvedimento unico per tutto il territorio italiano”.

Sibilia pone l’accento sulla fattibilità della disposizione, dal momento che i club dilettantistici in Italia sono 12 mila e generano oltre 500 mila partite in un anno ma, anche per la loro capillare distribuzione su tutto il territorio, sviluppano numeri contenuti di spettatori nei singoli eventi (ovviamente non mancano le eccezioni, soprattutto nelle categorie principali come Serie D ed Eccellenza).


“Le società della LND hanno già dato prova di responsabilità e di grandi capacità organizzative - conclude il Presidente della Lega Dilettanti - senza dimenticare che in moltissimi casi parliamo di un pubblico composto da qualche centinaia di persone. Quindi si tratta di numeri facilmente gestibili, con un distanziamento praticamente naturale, sempre nel rispetto delle norme sanitarie previste. Ma è anche in questi piccoli-grandi numeri che i club dilettantistici trovano un utile ristoro ai propri impegni economici. Senza il ritorno del pubblico rischiamo di gettare al vento buona parte degli sforzi compiuti finora per garantire la ripresa delle nostre attività”.   Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino