Juve, contano i titoli, non regole e sentenze Agnelli: «Scudetti? Sono 32, non 30»

Juve, contano i titoli, non regole e sentenze Agnelli: «Scudetti? Sono 32, non 30»
Trenta scudetti ha la Juventus, come i giorni di novembre, april, giugno e settembre secondo la filastrocca che s’insegnava ai bambini quando non erano ancora nativi...

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Trenta scudetti ha la Juventus, come i giorni di novembre, april, giugno e settembre secondo la filastrocca che s’insegnava ai bambini quando non erano ancora nativi digitali e dovevano usare la propria memoria anziché quella dell’hard disk. Di trentadue ce n’è uno: Andrea Agnelli.


LA DICHIARAZIONE

Il presidente bianconero ha rilasciato una dichiarazione breve ma intensa: «Anche se la contabilità ufficiale dice che sono trenta, per noi gli scudetti vinti dalla Juventus sono trentadue. Per questo non metteremo sulle prossime maglie la terza stella, che comparirà soltanto quando le altre squadre metteranno la seconda. Per rimarcare la differenza con gli altri». Suonava più ironica e sfottente la dichiarazione dello zio Gianni, l’Avvocato, il solo con la maiuscola in un paese dove gli avvocati proliferano, quando diceva che la vera lotta fra la Juve e le milanesi era se i bianconeri avrebbero vinto la terza stella prima di uno dei due meneghini la seconda.

Quel che non piace nella dichiarazione dell’Agnelli giovane è la locuzione «contabilità ufficiale»: non è soltanto è ufficiale, è, soprattutto, legale, visto che le sentenze, litania eterna, vanno rispettate. Forse discusse, ma rispettate. E due dei trentadue sul campo (ma non erano 14, gli undici giocatori, l’arbitro e il guardalinee, scherzò a lungo la Rete) sono stati revocati e dunque non esistono. Nè ci si può raccontarsela come ci pare.

Tanto più in questi caldi giorni, durante i quali il rispetto delle regole viene invocato ad ogni pallone che vola, considerando che è esattamente questa la prima norma di uno sportivo: rispettare, oltre gli avversari, anche tutte le regole. Segnalando che quando sono palesemente inutili, controproducenti e così via, andrebbero rapidamente cambiate, come quella della discriminazione territoriale e conseguenti chiusure di settore ma questo è un altro discorso.

Dunque mentre tanto si discute su Genny ’a carogna, la “trattativa stadio-mafia” come è stata ribattezzata con macabra ironia dalla Rete, il riaccendere la polemica sul numero degli scudetti è sufficientemente inopportuno. E’ un “aiutino” al disastro ambientale nel quale il mondo del calcio si sta muovendo.



FARSENE UNA RAGIONE


Alla tombola della scudetto per la Juve, seduta sui divani d’albergo (altra ironia: giustamente avrebbero voluto la conquista matematica ieri sera nel loro tempio, nel loro antro, lo Juventus Stadium che tutta l’Italia invidia loro), è uscito il numero 30, ’e palle d’’o tenente secondo la Smorfia napoletana, e non il 32, ’o Capitone, stessa Smorfia. Bisognerà che se ne facciano una ragione, come tuitterebbe il presidente Renzi, dopo un “Agnelli stai sereno”. Che sia anche questa non confessata arroganza (bisogna saper perdere, si cantava una volta, ma bisogna anche saper vincere) a portare acqua al mulino del vecchio sondaggio che vuole 7 italiani su 10 antijuventini e gli altri tre, come già detto, che sono l’Agnelli di turno, Conte e Marotta? Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino