E' la ginnasta più anziana di queste Olimpiadi. Una disciplina, la sua, in cui deve spesso vedersela con atlete agguerrite poco più che maggiorenni, pressappoco...
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La spiegazione sta nella dissoluzione dell'Unione Sovietica, ma non solo. La Cusovitina comincia a gareggiare proprio con l'Urss, con la quale conquista i suoi primi due ori mondiali a Indianapolis nel 1991. Nel 1992, invece, le sue prime Olimpiadi le affronta con la delegazione della Squadra Unificata, composta dagli atleti di tutte le ex-repubbliche sovietiche. Dal 1993 inizia a gareggiare per la nazionale uzbeka, conquistando decine di medaglie in giro per il mondo e meritandosi il titolo di "Atleta Onorario della Repubblica Uzbeka" per i suoi successi nella ginnastica. Nel 2002 a suo figlio viene diagnosticata la leucemia. La Germania offre alla grande atleta delle cure specifiche per Alisher, che riusce a guarire dalla malattia.
La Cusovitina, dopo aver ottenuto la cittadinanza tedesca, decide allora di ricambiare la solidarietà gareggiando con la nazionale teutonica. La sua incredibile tenacia la porta a trionfare anche con la Germania, conquistando un argento nel volteggio a Pechino 2008. Nel 2013 il ritorno alla nazionale uzbeka, dopo la parentesi sotto la bandiera tedesca. La storia continua in questi giorni a Rio, dove un'intramontabile atleta continua a salire in pedana, non importa cosa dica la carta d'identità, non importa sotto quale bandiera. Lo spirito olimpico è anche questo. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino