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«Quando diventi molto anziano, perdi la memoria...». Risponde così Adriano Panatta al Corriere della Sera a Nicola Pietrangeli che lo aveva accusato di averlo tradito. «La verità è stata raccontata nella docu-serie Una Squadra di Procacci, che Nicola svilisce. Ma lui svilisce tutto e tutti, è una vita che lo fa».
Le donne
Adriano non si ferma e risponde ad ogni accusa ricevuta. «Dice che ho le gambette come Berrettini, vabbé. Avendo avuto 1400 donne sarà stanco però ha ancora la voglia di far sapere a tutti che è stato il più forte e il più bello. È arrivato il momento di dire a Nicola, con simpatia e senza giri di parole, che ha rotto i coglioni».
Ma l'affetto non manca, non verrà mai a mancare: «Spero campi altri 90 anni però ha scocciato con questo modo di porsi.
Tra le tante risposte dovute c'è anche quella dove Nicola Pietrangeli lo accusa di non averlo invitato alla festa per i suoi 'primi' 70 anni. «Ma non era una festa, era una cena! Io, mia moglie Anna, i miei figli riuniti a Forte dei Marmi. Non c’era neanche Paolo Bertolucci!».
Il rancore
Poi ancora: «Io un fratello e una sorella ce li ho. Mio fratello di tennis è Paolo: siamo cresciuti insieme. Ma Nicola l’ho frequentato da adulto. Anche la nostra rivalità è un film nella sua testa: sarà durata un anno, ne abbiamo 17 di differenza! Lo sconfissi agli Assoluti del ‘70, è finita lì. Poi l’ho ritrovato in Davis come capitano». E Adriano non l'ha mai tradito. Non ne aveva il potere. «Io non avevo il potere di esonerare nessuno, la verità è che Nicola c.t. dopo la Davis non lo voleva più nessuno, dal presidente Galgani ai giocatori. Era diventato insopportabile e indifendibile».
Per i suoi 90 anni, che Nicola Pietrangeli compirà il prossimo 11 settembre, gli farà gli auguri. «Io poi sono incapace di invidia e risentimento, di tennis parlo sono quando mi chiedono, della mia carriera non ho tenuto niente, né coppe né cimeli. Si rassegni, Nicola: siamo tutti destinati a scomparire».
E tra un polemica e l'altra c'è anche quella su chi è il miglior tennista italiano. Adriano Panatta si tira indietro: «La verità è che Jannik Sinner o qualcun altro dei ragazzi di oggi vincerà molto di più di me e Nicola messi insieme. Lui ne soffrirà, io invece sono contento: non vedo l’ora che Jannik salga al numero 4 del mondo, come me nel ‘76 dopo aver vinto Roma e Parigi, così la facciamo finita e non ne parliamo più!».
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