La prima notte da ex non è quella che Usain Bolt aveva pensato di vivere: non è dietro una consolle a fare l’adorato mestiere di dj, reggae a palla, bottiglia di champagne in...
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SUL LETTINO
Bolt è sul lettino del massaggiatore, più professionalmente indicato come fisioterapista: a volte è anche il sofà di Freud, sul quale ci si libera e ci si consegna non solo alle altrui mani ma anche all’altrui confidenza, consiglio e “sentiment”.
Ma non è a lui che Usain si rivolge, bensì ai suoi innamorati, d’ogni sesso, etnia, religione e lingua, perché ne ha di ogni tipo e latitudine: non era così che avrei voluto dirvi addio; ho dato tutto in pista come sempre; ho dato tutto me stesso, come sempre; mi spiace, avrei voluto salutarvi oggi, ma sarò allo stadio domani e mi farò vedere, dice, confermando la propria presenza per oggi allo stadio di Londra, che fu olimpico e suo nel 2012. L’appuntamento è diventato il clou dell’ultima giornata di questo strampalato mondiale.
Le immagini di gesti teneri da parte dei compagni di staffetta illustrano i vari profili social del campione, Twitter, Instagram e Facebook, nei quali i followers si contano a centinaia di migliaia e pure a milioni. “Grazie mio popolo, infinito amore per tutti” si potrebbe tradurre il messaggio di Usain che è “Thank You my peeps. Infinite love for my fans”.
CRAMPO O NO?
Intorno a lui il medico federale della Giamaica, Kevion Jones, parla di un crampo che avrebbe colpito Bolt “al quadricipite della gamba sinistra” e aggiunge che il dolore è stato reso più acuto e insostenibile dallo stress che la delusione e l’impossibilità di concludere la gara avrebbero provocato in Usain. C’è chi non si limita al crampo, ma parla di stiramento.
TRE QUARTI D’ORA DI ATTESA
I compagni di staffetta di Bolt mettono sotto accusa l’organizzazione e le lungaggini che avrebbero provocato le attese infinite e il riscaldamento e raffreddamento a singhiozzo dei muscoli degli atleti che sarebbero stati di lì a poco impegnati nella staffetta veloce. I tempi programmati non sono stati rispettati anche per le due premiazioni dei 5000, avvenute tra la chiamata e la partenza, compresa quella di Mo Farah con tanto di numerosa famiglia da portare sul podio d’argento.
“Ci hanno fato aspettare circa 45 minuti” ha detto Omar McLeod, l’ostacolista d’oro chiamato a rinforzare l’ultima staffetta di Usain nella prima frazione. “Ci hanno fatto riscaldare e raffreddare per tutto quel tempo. E Blake ha raccontato: “’Yohan, penso che siano matti: quaranta minuti e due premiazioni prima di farci correre’ mi ha detto Usain mentre andavamo in pista”.
Quei tre quarti d’ora Bolt li ha utilizzati sì scaldando i suoi muscoli, ma anche scaldando la folla con il suo eterno gigionismo, che l’ha reso così amato e popolare senza intaccare i suoi risultati sportivi: Bolt ha spazzato via la convenzione dello sprinter che “corre sul nervo” facendolo invece con allegria.
LA SCOMMESSA DI GATLIN
I giamaicani si dichiarano tutti “devastati”, né sono i soli. Lo è anche Justin Gatlin che però si dice pronto a scommettere sul ritorno di Usain entro due anni; Michael Johnson, che però sottilmente aggiunge “forse ha corso un anno di troppo”; e il compagno Julian Forte, che dopo essersi fatto portavoce anche lui delle accuse all’organizzazione tanto sostenuta e lodata da Sebastian Coe, il Lord presidente della Iaaf, scrive: “Non è il modo in cui avremmo voluto farti uscire dallo sport, fratello, ma è una disgrazia che capita nello sport”.
GOAT CHE NON E’ CAPRA
E aggiunge: “Ma sei ancora una leggenda, ancora ‘the GOAT’”, che letteralmente il traduttore automatico e il vocabolario trasformerebbero in capra, animale favorito di Vittorio Sgarbi, e invece è l’acronimo che sta per Greatest Of All Time, il più grande di sempre. Su questo specialissimo ring del cuore Bolt affronta Mohammed Alì. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino