Mirco Ricci, il pugile arrestato di nuovo a Roma, «Venite o butto la mia ragazza dal balcone»

Mirco Ricci, il pugile arrestato
«Venitemi ad arrestare, portatemi in carcere, sennò la prendo con una mano e la butto di sotto». Mirco Ricci, l'ex campione intercontinentale Wba dei...

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«Venitemi ad arrestare, portatemi in carcere, sennò la prendo con una mano e la butto di sotto». Mirco Ricci, l'ex campione intercontinentale Wba dei mediomassimi, in preda all'alcol e agli psicofarmarci, ieri mattina ha chiamato i carabinieri chiedendo insistentemente di essere arrestato, fino a riuscirci. «Sono il pugile, il Guerriero. Ho litigato con la mia fidanzata - ha detto al telefono - Venite subito prima che la butti dal balcone, non la sopporto più». Così, una pattuglia si è precipitata a Ponte Galeria. Mentre la ragazza alla vista dei carabinieri è uscita subito di casa, The Predator, nel frattempo, aveva cambiato idea. «Ancora in galera, nooo!», urlava. Ci sono volute due ore di trattative, dalle 7 alle 9 del mattino, solo per calmarlo.


 
Il campione, che era agli arresti domiciliari per estorsione, è finito di nuovo in carcere, anche se per una sola notte, con la doppia accusa di oltraggio e resistenza e pubblico ufficiale. A fargli risparmiare un soggiorno più lungo a Regina Coeli, l'appello accorato del padre al giudice monocratico: «Mirco è un bravo ragazzo. Con me non ha mai alzato il gomito. Per lui è solo un periodo di nervosismo. Sono disposto ad ospitarlo a casa». L’arresto è stato convalidato ieri mattina dal giudice Lavinia Spaventi, come chiesto dal pm Raimondo Orrù. Il magistrato ha però avallato la proposta del papà di Ricci, un carpentiere, e del difensore del pugile, l'avvocato Carlo Sforza.

A Ponte Galeria, in tanti hanno assistito allo show di Ricci, che si sgolava dal balcone:
«Sono un pugile professionista. Mi chiamano The Predator. In carcere ho dettato legge, perché lì dentro vige la legge del più forte. E io sono il più forte. Vi faccio rimbalzare la testa come una palla da basket se provate a prendermi». Ed ancora: «Vi strappo lo sfollagente. Vi do un cazzottone». Solo alle 9 del mattino, quando la sbornia si era affievolita, il pugile è salito spontaneamente sulla gazzella, per creare nuovi problemi in caserma: non voleva essere ristretto nella cella di sicurezza. Davanti al giudice, poi, le scuse: «Non ricordo nulla. Mi scuso con la mia fidanzata e coi carabinieri. Ho bevuto un litro e mezzo di vino. Ero solo ubriaco. Figuriamoci se volevo essere arrestato... Sono già stato per un anno in carcere». Il giudice allora ha scelto di consentirgli di continuare ad allenare i ragazzi in una palestra vicino a casa.


Intanto, la Procura ha impugnato l'ultima sentenza di condanna contro Ricci: quattro anni e mezzo di reclusione. Il pugile era accusato di aver sequestrato un bambino di 9 anni per avere indietro dalla madre una partita di droga da cinquemila euro. Una contestazione che rischiava di costare a Ricci 27 anni di reclusione, chiesti dall'accusa. La prima Corte d'assise, però, hanno stabilito che non si trattasse di sequestro di persona, ma di un tentativo di estorsione con minacce. Ora, la parola passerà ai giudici d'appello.
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Il Gazzettino