Trascinatore in campo, leader nello spogliatoio. Ciro Immobile è l'orgoglio della Lazio. La gara con la Sampdoria è solo l'ultima delle prestazioni da...
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LOTTATORE
Immobile non indossa la fascia da capitano (cucita sul braccio di Lulic), ma è come se la portasse: protesta con gli arbitri, si dispera per un gol sbagliato, si fa sentire con i compagni e si danna l'anima per condurli alla vittoria. Contro i blucerchiati non ci è riuscito per una manciata secondi. Dopo aver realizzato con grande freddezza il calcio di rigore al 95' è arrivato il pareggio di Saponara in extremis. Quel «minuto e mezzo di follia finale», come lo ha definito Inzaghi, è stata una grande delusione, che Immobile ha sfogato subito in campo, richiamando i compagni per l'errore commesso. Già a Verona aveva predicato nel deserto del Bentegodi, firmando poi il definitivo 1-1.
SICUREZZA
Nella crisi di risultati della Lazio, Ciro è una certezza a cui Inzaghi si aggrappa per guarire dalla pareggite. Quantità e qualità al servizio della squadra. Un moto perpetuo dal primo all'ultimo minuto. Immobile, mal supportato dal centrocampo sabato sera, non ha aspettato il pallone in area. Anzi, si è abbassato per partecipare alla manovra. Ha guidato il pressing, ha attaccato lo spazio e si è defilato sulla fascia per poi puntare il centro. In più di un'occasione è successo contro la formazione di Giampaolo: Ciro si è accentrato, partendo largo dalla sinistra. Una variante tattica per sorprendere i difensori avversari. Un escamotage a cui Inzaghi è dovuto ricorrere per sopperire alla mancata intesa con Caicedo. Insomma, Immobile ha fatto suo il motto del «non mollare mai», dimostrando di poter essere pericoloso su tutto il fronte offensivo. Un messaggio forte e chiaro al ct dell'Italia, Roberto Mancini, che l'altro ieri era in tribuna all'Olimpico, mentre Inzaghi dalla panchina non smetteva di applaudire il suo numero 17. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino