Conte racconta la sua fede: «Do tutto come allenatore perché Dio mi ha dato tutto»

Conte racconta la sua fede: «Do tutto come allenatore perché Dio mi ha dato tutto»
«Do tutto perché Dio mi ha dato tanto»: l'Antonio Conte che non si vede, quello più intimo e personale, si lascia andare in una lunga intervista al settimanale...

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«Do tutto perché Dio mi ha dato tanto»: l'Antonio Conte che non si vede, quello più intimo e personale, si lascia andare in una lunga intervista al settimanale “Credere” in cui parla poco o nulla di calcio, e si sofferma invece su aspetti meno conosciuti della sua personalità, come, appunto, il rapporto con la religione. «Non invoco mai il Signore, lo ringrazio sempre, ogni sera, prima di andare a dormire - dice Conte - Prego la Madonna e tutti i santi, anche prima dei pasti faccio il segno della croce per ringraziare di quel che ho. Mi auguro di fare qualcosa che giustifichi tutto il bene che ho ricevuto». Conte parla della fede che ha ricevuto dalla famiglia: «Sono cresciuto a Lecce, l'oratorio Sant'Antonio a Fulgenzio è stato un punto di riferimento, un rifugio dalle tentazioni della strada». Poi la preghiera della sera, la messa domenicale, il Natale in famiglia e la parabola preferita: il figliol prodigo. «Mi piace perché insegna a perdonare. E il perdono fa parte del compito dell'allenatore, altrimenti su 25 calciatori ne salveresti 10. Prima di perdonare però penso che si debba far capire gli errori: ci deve essere redenzione da parte di chi ha sbagliato». Se Papa Francesco fosse un giocatore Conte lo metterebbe «davanti alla difesa, dove sta il cuore della squadra. È il ruolo di chi si deve sacrificare per la squadra».
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Il Gazzettino