Disastro Champions e il piano Seedorf ancora non decolla

Disastro Champions e il piano Seedorf ancora non decolla
La notte di Madrid, sponda Atletico, è stato il capolinea stagionale di un Milan che in questi mesi non ha mai dato veri segnali di ripresa. Una crisi infinita che ha...

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La notte di Madrid, sponda Atletico, è stato il capolinea stagionale di un Milan che in questi mesi non ha mai dato veri segnali di ripresa. Una crisi infinita che ha attraversato tante (se non troppe) tappe e ha visto l'epilogo con l'eliminazione dalla Champions League, confermando lo strapotere degli avversari e il pessimo stato di forma di una squadra abituata negli anni a primeggiare in Europa prima che in Italia. La delusione sul volto di Clarence Seedorf, chiamato a guidare un gruppo lontano dalle posizioni di vertice dopo l'esonero di Massimiliano Allegri, e dei giocatori rossoneri era talmente palese che forse ora sono loro stessi a chiedersi come terminerà una delle stagioni peggiori dell'era Berlusconi.




Mario Balotelli è il simbolo del disastro europeo. Mai decisivo come dovrebbe, l'attaccante del Milan e della Nazionale ha ancora tanta strada da fare per entrare nel firmamento del calcio mondiale. Certo, le colpe non sono da attribuire a un ragazzo di 23 anni, ma vanno condivise con proprietà, società e squadra. A gennaio a pagare era stato proprio Allegri, all'indomani dell'incredibile sconfitta rimediata a Reggio Emilia contro il Sassuolo, ma dopo la debacle spagnola è evidente che le responsabilità non fossero solo sue.



La parabola discendente del club di via Turati inizia nel gennaio 2012, quando il niet di Silvio Berlusconi aveva fatto sfumare l'arrivo di Tevez e la contemporanea cessione di Pato (andato via qualche mese dopo con meno milioni di euro incassati). Una scelta incomprensibile: il Papero subito dopo si era infortunato (per l'ennesima volta) e a vincere lo scudetto era stata la Juventus, dopo una cavalcata zeppa di vittorie. Quell'estate le cessioni di Ibrahimovic e Thiago Silva hanno sì aiutato il disastroso bilancio del Milan, ma hanno impoverito tecnicamente la squadra. Dopo una stagione a rincorrere il terzo posto, nell'estate 2013 non era stato di buon auspicio continuare con Allegri senza fargli rinnovare il contratto. Una scelta che aveva in qualche modo legittimato il pensiero del “liberi tutti”

nell'interpretare la filosofia del Milan. Poi, la diatriba tra Adriano Galliani e Barbara Berlusconi non ha di certo aiutato un ambiente ormai in difficoltà. Solo l'intervento dell'ex premier ha evitato il peggio con la figlia promossa a vice presidente e amministratore delegato, ma con deleghe per la parte commerciale.



Adesso serve concludere al meglio la stagione, ma da giugno occorrono rinforzi. Prima, però, serve programmare il futuro: magari con la costruzione del nuovo stadio, scovare talenti, lanciare giovani e creare una squadra che possa tornare a splendere in Europa. Ma c'è da avere pazienza: l'unica cosa che manca quando si è abituati a vincere. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino