L'alpinità e il requisito per il militare moderno

Nel corso degli ultimi anni la partecipazione delle Forze Armate Italiane in missioni sul territorio nazionale e all’estero ha assunto un’importanza particolare sia...

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Nel corso degli ultimi anni la partecipazione delle Forze Armate Italiane in missioni sul territorio nazionale e all’estero ha assunto un’importanza particolare sia per quanto attiene al notevole incremento delle stesse sia sotto il profilo del maggiore impiego di uomini e mezzi. Significativa, sul territorio nazionale. Ma non meno importante è stato il contributo italiano alle missioni internazionali.

Contributo che è mutato, nel tempo, in maniera significativa passando da semplici operazioni di intervento umanitario, a missioni di mantenimento della pace (peace keeping), di prevenzione dei conflitti (peace making), di costruzione della pace (peace building), fino ad arrivare a missioni di spiegamento di una forza di pace (peace enforcement). Un quadro di situazione che non potrà fare a meno di essere rivisto a seguito della guerra in Ucraina. Una guerra convenzionale che vede schierati decine di migliaia di militari su fronti contrapposti, migliaia di contractors, milizie popolari che combattono nei centri abitati, nei boschi e nei centri abitati. Sicuramente un momento di cesura per l’Europa e per il mondo intero. Scenario che impone a tutti i decisori di guardare ai propri strumenti militari e di porsi una semplice domanda: sarebbero all’altezza della sfida?
Molti governi hanno assunto l’impegno di aumentare le spese per la difesa portandole almeno al 2% del PIL e si stanno approfondendo, contestualmente, tematiche relative ai singoli domini (terrestre, navale, aereo, spaziale e cyber) e sulle tecnologie più avanzate (automazione, intelligenza artificiale). Ora, se tutto ciò appare corretto, stante la trascuratezza dedicata a molti settori della difesa per lunghi anni (si pensi ad esempio, all’artiglieria sia terrestre che controaeri, alla componente corazzata, alla digitalizzazione), appare altrettanto importante non trascurare il fattore umano: fattore essenziale per tutte le Forze Armate. Al soldato si richiede di essere idoneo, addestrato e motivato, pronto ad assolvere a tutte una serie di incarichi e di attività che possono comportare anche il rischio della vita.
Sotto questo punto di vista, e senza nulla togliere ad altre specialità della Forza Armata, una figura professionale che risponde a tali requisiti esiste, esiste da molto tempo e rappresenta una eccellenza del nostro esercito: l’Alpino. Uomini e donne che, dal 2005, provenienti da tutto il territorio nazionale costituiscono una componente della Forza Armata specializzata per vivere e combattere in montagna. Sono soldati formati e addestrati a muoversi in ambienti estremi, accendere fuochi senza fiammiferi, fabbricare ciaspole con i rami, costruire guadi e teleferiche, sciare, scalare e inerpicarsi su sentieri impervi con zaini da trenta chili sulle spalle e un fucile a tracolla, scavare “trune” e bivacchi di emergenza nella neve. Soldati che hanno in dotazione materiali ed equipaggiamenti moderni e adeguati alle peculiari condizioni ambientali in cui si trovano ad operare, formati ed addestrati all’impiego di strumenti ad alta tecnologia quali visori notturni e a infrarossi, droni e GPS.
Soldati che hanno partecipato a numerose missioni in varie parti del mondo: Mozambico, Bosnia, Kosovo, Albania, Libano, Haiti, Repubblica Centrafricana, Afghanistan, Lettonia. Ma che non hanno fatto mai mancare il proprio contributo anche sul territorio nazionale sia partecipando alle operazioni sopra citate sia per l’apporto fornito ad attività specialistiche quali, il Soccorso Militare Alpino, con le proprie squadre di ricerca e recupero dispersi e feriti; al funzionamento del Meteomont, servizio riconosciuto dalla Protezione Civile quale Centro di Competenza nel settore neve e valanghe; alla Sicurezza dei Comprensori Sciistici, assicurando assistenti alle piste e interventi di soccorso a favore degli appassionati e sportivi della montagna; alla Bonifica di Ordigni Esplosivi con i propri reparti del genio.
Soldati che traggono la propria motivazione in quella che possiamo definire la loro peculiarità: l’alpinità. Alpinità quale caratteristica correlata all’ambiente della montagna dove le truppe alpine si addestrano e operano: “...l’uomo e la roccia. L’uomo che con la forza, la tecnica e l’esperienza cerca di vincere la complessità della montagna e di farsela amica. La roccia che con il suo fascino e le sue insidie può offrire protezione ma non ammette errori o superficialità...”. Alpinità espressione dei sentimenti di fratellanza e dell’attaccamento alle tradizioni, nati e rinforzati dalle tragiche esperienze vissute dagli Alpini lungo tutta la loro storia, che li ha visti vivere fianco a fianco in mille situazioni ma sempre con la consapevolezza di poter contare sul commilitone creando e rinforzando così vincoli che non verranno mai meno. Alpinità quale sedimentazione di valori forti: senso del dovere, spirito di sacrificio, coraggio, spirito di corpo, solidarietà, significato della fatica e della sofferenza, tenacia, mantenere fede alla parola data, educazione e il rispetto dell’ambiente, generosità, senso di giustizia, responsabilità.

Ecco, questa è una nostra eccellenza e di questa eccellenza dobbiamo esserne orgogliosi. Grazie Alpini per esserci. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino