ROMA - Quasi ventidue milioni al voto. In sette regioni. Più mille comuni, come Venezia, Empoli, Enna e Matera. In ognuna delle sette regioni - seggi aperti oggi dalle 7 alla 23...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
OHIO
La Liguria è l’Ohio di questa tornata elettorale. E’ la regione più incerta di tutte. Se Renzi perde questa partita, a favore dei grillini o del berlusconiano Toti, sarà per effetto di quella «sinistra masochista» che non è rappresentata solo da Civati e dal suo candidato locale ma anche dal sindacato. Che - grande novità di queste elezioni - ha dato per bocca di Susanna Camusso l’indicazione di votare scheda bianca. Rompendo il patto storico che da sempre lega la Cgil con il Pci-Pds-Ds-Pd. Occorre vedere chi tra Forza Italia e Lega, anche in Umbria, Toscana, Marche, Puglia, prende più voti. Su questo - il sorpasso a destra - si giocano le chance di Salvini di diventare il vero avversario di Renzi su scala italiana in vista delle prossime politiche nel 2018. La Campania è sotto i riflettori per la questione degli impresentabili, lo sarà ancora di più dopo il voto - nel caso vinca Vincenzo De Luca - per la decadenza del neo-governatore in virtù dell’apposita legge, ma è anche il terreno in cui i grillini, e lo stesso discorso vale per la Liguria, possono piazzarsi molto bene. Senza Grillo - praticamente assente in campagna elettorale - i 5 Stelle possono risorgere? E’ una delle questioni sul piatto di questo voto. Che in Umbria e in Toscana, più nella seconda che nella prima, dovrebbe essere favorevole al Pd: ma di un Pd non renziano, così come quasi tutti i Pd locali, e una forte affermazione dem in queste regioni significherebbe un sollievo per l’ex Ditta bersaniana e tante nuove battaglie interne al partito.
PARADOSSI
Un comunista d’antan, molto chiacchierato, si gioca la partita da sindaco ad Enna: e si tratta di Mirello Crisafulli. Il Pd lo ha giudicato impresentabile e lui corre in proprio, con ottime possibilità. A Venezia, invece, è anti-renziano il candidato sindaco del Pd - il senatore Felice Casson - e sembra più renziano di lui («Adoro il Jobs Act», dice per esempio) lo sfidante forzista, Luigi Brugnaro. Valgono come un voto di mid-term queste regionali: Renzi teme che tutto venga addossato a lui e questo spiega la preoccupazione che nelle ultime ore gli si legge sul viso e nelle parole. Anche perchè si prevede un alto tasso di astensionismo (in Emilia Romagna nel novembre scorso ha votato solo il 37,6 per cento) e ciò sarebbe per tutti un brutto segnale. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino