Venezia, emergenza vigili: «I veneti non vogliono più fare questo lavoro, domenica 4 stranieri in pattuglia»

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VENEZIA - «Domenica avevamo di pattuglia...

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VENEZIA - «Domenica avevamo di pattuglia una squadra con quattro giovani agenti di origine straniera: dall'Ucraina, dalla Tunisia, dalla Cina e dalla Romania. È normale in una città (e società) multietnica ma dagli ultimi concorsi abbiamo notato una cosa: questo è un mestiere che i veneti non vogliono più fare». Con questa analisi sull'evoluzione del corpo della polizia locale lagunare, ieri pomeriggio, il comandante generale Marco Agostini ha risposto alle domande (e critiche) rivolte da alcuni consiglieri comunali durante l'esposizione del report annuale alla III e IX Commissione riunite per l'occasione. Qualcuno si è lamentato del fatto che alcuni agenti, oggi, sembrano non sapersi orientare al meglio in città: «Non conoscono le calli e i campi, così come fanno a dare indicazioni o a recarsi velocemente in un determinato luogo in caso di intervento?»
«Sono giovani e impareranno - ha ribattuto il comandante - abbiamo istituito nella formazione anche corsi di geografia e toponomastica. Io stesso, all'inizio della mia carriera, ho dovuto imparare delle zone che non conoscevo. Ma la categoria dei "vigili autoctoni" ormai non esiste quasi più: abbiamo una componente di giovani stranieri, ma anche molti italiani che vengono da fuori. È una questione che non riguarda solo Venezia, ma tutte le grandi città. Anche Roma ha avuto lo stesso problema». Ma perché? La risposta è semplice: il rapporto costi benefici non convince più. «Venezia è una città che non è più attrattiva dal punto di vista lavorativo. Qui con uno stipendio da agente di polizia locale (1.700, 1.800 euro al mese) non ci si mantiene. Ed ecco che allora abbiamo le fughe: abbiamo perso 90 persone in 5 anni. Questi ragazzi vengono assunti qui, poi cercano di spostarsi o per avvicinarsi a casa o per cercare condizioni migliori, magari in provincia, dove il costo della vita è più a portata».

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