Omicidio del Piave. Anica Panfile imbottita di cocaina e poi uccisa. Il dettaglio che ha incastrato Franco Battaggia

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La messinscena

Dopo il delitto, infatti, l’assassino si è disfatto del cadavere. Lo ha gettato in un’ansa del Piave, il località Palazzon di Spresiano, con l’intenzione di simulare un suicidio per annegamento. All’inizio il piano sembrava aver funzionato: la prima ipotesi, il giorno del ritrovamento, era stata appunto il gesto estremo. Una settimana dopo la svolta, arrivata con l’autopsia: nessuna traccia di acqua dei polmoni. Anica non era affogata ma era stata massacrata e uccisa. «La prima parte della perizia si è concentrata proprio su questo: smascherare la simulazione del suicidio da annegamento» spiega il medico legale Cirnelli, esperto di finte morti da annegamento. Lo step successivo è stato ricostruire la causa e la dinamica dell’omicidio. Nonostante le fratture al cranio, Anica non avrebbe perso molto sangue. E l’assassino, nelle settimane successive avrebbe avuto tutto il tempo per ripulire l’abitazione. Eppure qualche goccia di sangue è stata trovata dai Ris, entrati ad analizzare la presunta scena del crimine lo scorso luglio. Battaggia aveva riferito agli inquirenti di aver incontrato la donna il 18 maggio a Santa Bona, dopo il turno di lavoro. Poi erano andati a casa sua e in quell’occasione Anica gli avrebbe chiesto 10mila euro. Poi più nulla: il segnale del cellulare di Anica svanisce e di lei si perde ogni traccia. Tanto che il compagno Luigino De Biase ne aveva denunciato la scomparsa il pomeriggio stesso. Tre giorni dopo era stata ritrovata cadavere. Ieri, a otto mesi dall’omicidio, Battaggia è stato arrestato ed è finito nel carcere di Santa Bona.

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