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OFFERTA SPECIALE
È una sola talare bianca di seta, tagliata e confezionata apposta per la corporatura di un Papa longilineo e di taglia media, quella che è stata consegnata in Vaticano quattro giorni fa. A pensarci bene potrebbe essere perfetta e andare a pennello al super candidato del conclave, il cardinale Pietro Parolin se mai riuscirà ad ottenere 89 voti necessari per il quorum, anche se il sarto abruzzese che ha cucito quella veste papale non poteva di certo immaginare come si sarebbero sviluppati nei giorni a seguire i pronostici della vigilia. Fatto sta che dei tre abiti papali presenti nella sacrestia della Sistina, la famosa Stanza delle Lacrime, uno solo è nuovo. Gli altri due, la veste bianca di taglia small e l’altra large, sono le talari che già c’erano per il conclave del 2013, quando fu eletto Papa Francesco dopo le dimissioni di Benedetto XVI.
La spending review
Stavolta, per la prima volta, le vesti sono state riciclate anche se non si sa se per spendere di meno oppure per fare prima coi tempi, in ogni caso si tratta di una scelta che si adegua alla spending review imposta da Bergoglio a suo tempo nonché in linea con la enciclica verde Laudato Si, grazie alla quale è stato introdotto nella Chiesa il concetto di circolarità, di riuso, di recupero. Naturalmente il sarto che ha confezionato l’abito di taglia media, Ety Cicioni, si è premurato di rivisitare e dare una rinfrescata agli altri due, visto che sono stati sotto un cellophane per dodici anni. Tutto deve essere preciso e perfetto per la vestizione papale, con gli abiti presenti in tre taglie appesi sullo stendino, la mozzetta rossa e la veste corale. Cicioni è un sarto presente a ridosso del Vaticano con una elegante sartoria a Via del Mascherino che prende il nome dal luogo in cui ha aperto l’atelier (I Sarti del Borgo). Puntuale, schivo, meticoloso. Da quando ha ricevuto l’ordine di occuparsi degli abiti papali dall’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche non ha mai aperto bocca. Non vuole nemmeno essere citato, rifugge i giornalisti, sa bene che il rapporto di fiducia che lo lega alla curia va protetto da ogni interferenza e, di conseguenza, non ama la pubblicità. Forse è anche per questo che Papa Bergoglio tra tutti lo prediligeva quando era costretto a rifarsi qualche capo d’abbigliamento. In genere preferiva farseli mettere a posto anche se ogni tanto doveva cedere ad esigenze specifiche, per esempio il confezionamento di un cappotto bianco. A volte uno dei suoi collaboratori, quasi di nascosto, portava a Cecioni una veste talare per consentirgli di prendere le misure, per poi riportarla velocemente al suo posto a Santa Marta. Gran parte dei cardinali vanno da lui a rifarsi il guardaroba così come la Guardia Svizzera che gli commissiona ogni anno le divise michelangiolesche. Divise particolari, difficili da realizzare, che necessitano di una elaborazione sartoriale fuori dal comune. Per ogni pezzo ci sono quasi quaranta ore di lavoro. In passato, però, questo sarto ha pure lavorato per il cinema, per esempio Sorrentino, con The Young Pope, confezionando tutti gli abiti dei prelati per il set.
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L’altro artigiano
Le sartorie ecclesiastiche a Roma sono diverse, tra cui la più storica è la Gammarelli, da oltre duecento anni a servizio del Vaticano. In questi giorni, però, un altro sarto di Borgo Pio, Mancinelli, è stato ripreso dalle troupe televisive di tutto il mondo nel suo laboratorio a Borgo Pio, mostrando alle telecamere i tre abiti papali che stava confezionando per il conclave. Ma quelle talari non sono quelle che ora si trovano nella sacrestia della Sistina. Si trattava infatti di una sua iniziativa personale, in ogni caso un bel dono che questo rispettato artigiano ha voluto indirizzare al nuovo pontefice, dandogli il benvenuto. Gli abiti in regalo sono stati naturalmente consegnati al palazzo apostolico. Chissà se serviranno per il successivo conclave.