Un prelievo «graduale», poco per volta, per consentire alla Lega di proseguire l'attività politica e non chiudere i battenti. Dopo mesi di battaglie in...
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«Se qualcuno pensa di intimorirmi o di invitarmi a fermarmi o a dimettermi ha proprio sbagliato», è la reazione alle inchieste che lo riguardano del leader della Lega, Matteo Salvini, attaccato frontalmente da Alessandro Di Battista. «Deve restituire fino all'ultimo centesimo il maltolto - sono le parole del pentastellato -, non c'entra niente il processo politico». «Fossi in Guatemala passerei il tempo in maniera più ludica», è la controreplica di Salvini. L'ipotesi del prelievo graduale è stata formulata oggi dopo un incontro in procura tra l'aggiunto Francesco Pinto, il pm Paola Calleri, gli uomini del nucleo tributario delle Fiamme gialle e i legali della Lega, gli avvocati Giovanni Ponti e Roberto Zingari. I due hanno raggiunto poi via Bellerio per illustrare l'ipotesi e lavorare al «quanto»: quanto farsi prelevare, quanto lasciare in cassa per la gestione ordinaria.
Giovedì scorso il tribunale del Riesame aveva di fatto recepito le indicazioni arrivate dalla Cassazione: il sequestro dei soldi deve essere eseguito su tutti i conti della Lega e su quelli comunque riconducibili al partito. Le fiamme gialle stanno lavorando per individuare tutti i possibili «depositari» dei fondi: fondazioni, associazioni e onlus riconducibili al Carroccio. I soldi che verranno bloccati confluiranno poi nel Fug, il fondo unico della giustizia dove già si trovano i tre milioni sequestrati lo scorso anno. In cassa, secondo una perizia depositata dai legali del partito, ci sono adesso 5-6 milioni di euro, frutto di donazioni, contributi volontari dei parlamentari e del 2 per mille delle dichiarazioni dei redditi e quindi, per la difesa, intoccabili.
Per questo, comunque, la Lega impugnerà il provvedimento del Riesame (che ha stabilito diversamente) in Cassazione.
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Il Gazzettino