Risale a 4-5 giorni fa la morte di Giulio Regeni. Lo dicono i primi risultati di un'autopsia che si annuncia difficile, proprio perché il corpo è rimasto in condizioni non...
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Sono state le pressioni politiche esercitate dall'ambasciatore Maurizio Massari, l'incontro tra il ministro per lo Sviluppo economico, Federica Guidi, e il presidente al-Sisi, a far capire che la questione poteva creare grossi incidenti diplomatici. Tanto che, poche ore dopo la conclusione del dialogo, è riapparso immediatamente il corpo del ragazzo. L'Italia ha, poi, annullato un ricevimento che era in corso con 250 componenti della comunità italo-egiziana, e questo ha reso ancora più chiaro che la collaborazione del governo del Cairo avrebbe dovuto essere netta. Inoltre sempre l'ambasciatore, sebbene non convocato, si è presentato dal ministro dell'Interno egiziano con tre richieste precise: la conferma della notizia, l'immediata restituzione della salma alla famiglia e la possibilità di una inchiesta congiunta con un team investigativo inviato da Roma.
Così gli uomini del Ros, dello Sco e dell'Interpol sono stati mandati al Cairo, dove sono arrivati due giorni fa e aspettano ancora di conoscere lo stato delle indagini. Ma quale verità potrebbe emergere, visto che anche l'autopsia fatta in Italia, conferma il pestaggio mortale? La polizia locale insiste a dire che si è trattato di un atto criminale, i nostri investigatori ritengono, invece, che il ricercatore friulano sia stato punito per le sue conoscenze e i suoi contatti con gli oppositori del regime. Ieri i due presunti arresti annunciati da organismi della sicurezza sono stati smentiti: liberati perché non avevano collegamenti con il delitto. E in queste ore i controlli sembrano puntare più agli amici di Giulio, a quelli che lo conoscevano, che non ai probabili assassini. Le loro case sono state perquisite, sono stati interrogati, e il terrore è sceso nell'ambiente degli attivisti politici: telefoni spenti, social network oscurati. Nessuno che voglia più parlare.
I nostri esperti sperano di riuscire ad acquisire, prima o poi, tutte le informazioni possibili: dal telefonino personale non ritrovato, alle amicizie abituali del giovane ricercatore. Chi l'ha visto nei giorni precedenti alla scomparsa, con chi viveva, se a casa aveva un telefono fisso. In tutto questo scenario, poi, continua a mancare un movente per l'esecuzione. Regeni è stato arrestato e ucciso perché conosceva informazioni sugli oppositori del regime? I suoi articoli avevano dato fastidio al governo? Probabilmente non lo sapremo mai. Perché i misteri su questa vicenda cominciato da un tweet scritto il 25 gennaio scorso da Noura Wahby, compagna di università del ricercatore ucciso. «Un amico straniero avrebbe dovuto incontrare delle persone a Tahrir, Bab Al Louq, ed è scomparso ormai da cinque ore. Qualcuno ha sentito qualcosa? Vi prego, trovatelo, è il mio migliore amico».
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Il Gazzettino