Ville venete, sì al cambio d'uso solo se il Comune non dice no

Ville venete, sì al cambio d'uso solo se il Comune non dice no
LA LEGGEVENEZIA I proprietari di ville venete, purché non vincolate dalla Soprintendenza, potranno cambiare la destinazione d'uso dei propri immobili senza passare per varianti...

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LA LEGGE
VENEZIA I proprietari di ville venete, purché non vincolate dalla Soprintendenza, potranno cambiare la destinazione d'uso dei propri immobili senza passare per varianti al Prg o al Pat. Ma a una condizione: che i rispettivi Comuni siano favorevoli. È quanto prevede la nuova legge sul funzionamento dell'Irvv, l'Istituto regionale per le ville venete, approvato l'altra sera dal consiglio regionale del Veneto.

Inizialmente la norma dava mano libera ai proprietari di circa duemila immobili (le ville venete in tutto sono quattromila, ma per la metà si tratta di edifici vincolati e quindi intoccabili), tanto che Pd e LeU avevano presentato emendamenti. «Ci lascia molto perplessi - aveva detto in aula il capogruppo dem Stefano Fracasso - la possibilità di operare qualsiasi cambio di destinazione d'uso delle ville venete anche in deroga agli strumenti urbanistici comunali». E aveva citato il paradosso delle sale bingo: se si può fare quello che si vuole, nulla osta che in una villa veneta venga aperta una sala giochi. Alla fine il relatore del provvedimento, il leghista Riccardo Barbisan, ha modificato la norma, stabilendo che il cambio di destinazione d'uso autorizzato dalla Regione è possibile a patto che i Comuni siano favorevoli. «La maggioranza si è accorta che stava facendo saltare ogni tutela, poi ha corretto il tiro. Un piccolo passo in avanti», ha commentato Fracasso.
LA POLEMICA
«Abbiamo aggiornato gli strumenti per la tutela di uno dei maggiori patrimoni della nostra cultura», ha commentato l'assessore alla Cultura, Cristiano Corazzari.
Ma la polemica politica non è mancata. La capogruppo del M5s Erika Baldin ha diffuso una nota denunciando lo «scempio»: «Praticamente d'ora in poi dentro e attorno alle ville venete, nostro patrimonio storico e architettonico di valore inestimabile, si potrà fare qualsiasi cosa. Zaia vuole ville venete come parchi divertimento, non ci basta l'emendamento che obbliga a tener conto dei piani urbanistici del comune».

«Ma quale scempio - ha replicato Barbisan - Abbiamo votato una legge che vuole essere al passo con i tempi e ridurre gli oneri imposti dalla burocrazia al fine di consentire un utilizzo moderno e sostenibile delle nostre ville, anche grazie all'istituzione dello Sportello unico. Alla Baldin e ai suoi colleghi del M5s contrapponiamo la nostra politica del fare, crediamo nella libera iniziativa delle imprese e delle persone, non siamo come i M5s che pensano che dietro ad ogni attività ci stia sempre e solo malaffare e scempi, la loro è la cultura dell'immobilismo, del dire no a tutto». (al.va.)
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Il Gazzettino