Vertenza Usl: «Noi della Cisl non catturiamo iscritti»

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IL CASO BELLUNO La vertenza della Cisl sui tempi di vestizione sta...

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IL CASO

BELLUNO La vertenza della Cisl sui tempi di vestizione sta raccogliendo grande adesione, non solo da parte degli iscritti al sindacato, ma anche da semplici lavoratori. Sono già oltre un centinaio coloro che intendono rivendicare i tempi di vestizione, ovvero quei minuti che il personale dell'Ulsi impiega per prepararsi, ma soprattutto per la presa in carico del malato. La questione interessa, in termini assoluti, circa 2.500 dipendenti che potrebbero mirare ad ottenere ciascuno 3.500 euro. Obiettivo, secondo Cisl, è recuperare gli arretrati del tempo speso dai lavoratori del comparto dell'Usl 1 per indossare e togliere la divisa nel periodo che va dal marzo 2014 all'agosto/settembre 2019. Un'iniziativa che ha letteralmente sconvolto le altre sigle sindacali, che hanno manifestato il proprio disappunto sulla mancata condivisione dell'iniziativa. Ieri il segretario provinciale Rudi Roffarè e i colleghi del comparto (Fabio Zuglian, Gino Comacchio Mario De Boni, ed Ettore Zingales) hanno voluto chiarire la situazione. «La Cisl conta oltre 700 iscritti in ospedale ha ricordato Zuglian e abbiamo informato la direzione strategica dell'azienda che avevamo intenzione di partire con la vertenza, almeno reclamando i tempi di vestizione degli ultimi cinque anni». Della questione se ne parla fin dal 1998, quando la F.p. della Cisl iniziò a occuparsi dei tempi di vestizione a Vicenza: «Ci sono colleghi che hanno ricevuto risarcimenti», ha precisato Zuglian che ha ricordato come il diritto di vestizione, come recita l'ultimo contratto nazionale, decorre dal 21 maggio 2018, ma «siamo riusciti a farlo valere a Belluno dal 1° aprile scorso. Un diritto che, tra l'altro, è riconosciuto solo per il personale sanitario, ma la nostra volontà è di estenderlo a tutte le figure, dal cuoco all'operaio». Gino Comacchio, rappresentante provinciale della Funzione Pubblica Cisl, a chi chiede come mai la signa non si sia confrontata con le altre, ha risposto: «Le Rsu contano 36 seggi, di cui 14 alla Cisl. La prima sentenza che riconosce i tempi di vestizione è del 1998, abbiamo discusso di questo da un anno a questa parte, la questione era nota», respingendo al mittente (Cgil, Uil, Nursing Up) ogni accusa di aver corso in solitaria. «Il sindacato vive sulle quote associative, non ci si può accusare per non averci pensato per primi». Mario De Boni ha sottolineato la soddisfazione di «questo clamore, che ha conquistato l'attenzione della direzione e di altri sindacati, che non avevano ragionato sulla questione».

Federica Fant
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Il Gazzettino