«Verifiche in corso, potrebbe non essere finita qui»

«Verifiche in corso, potrebbe non essere finita qui»
IL SINDACOPIEVE DI SOLIGO Le prime avvisaglie, lo sconcerto, il non sapere che strada dare a questa storia, il capire come intervenire senza aggiungere turbamento a turbamento....

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IL SINDACO
PIEVE DI SOLIGO Le prime avvisaglie, lo sconcerto, il non sapere che strada dare a questa storia, il capire come intervenire senza aggiungere turbamento a turbamento. Mesi difficili per la comunità di Pieve di Soligo, che è intervenuta con l'imperativo di tutelare prima di tutto i bambini. Hanno collaborato tutti in silenzio: il sindaco, gli uffici, gli assistenti sociali e le maestre. Sicuri che per fermare la spirale di violenza ci volessero anzitutto le prove. Tocca oggi al sindaco Stefano Soldan arginare la bomba. «Si tratta di un' indagine delicatissima. Su cui chiedo la massima correttezza: le verifiche sono ancora in corso. Lasciamo che gli inquirenti facciano il proprio lavoro, potrebbe non essere finita qui».

Il risveglio della comunità non è stato dei migliori: la vicenda dell'Imam allontanato con un provvedimento restrittivo urgente per percosse su minori ha creato grande angoscia. E le inevitabili reazioni politiche.
«Bisogna cercare di pensare a questi bambini, al loro disagio. L'inchiesta non è ancora terminata, è un momento difficile, chiedo davvero di rispettare il lavoro delle forze dell'ordine. Perchè è giusto che ci siano tutte le prove necessarie per una sentenza adeguata».
Sindaco, era al corrente dell'indagine in corso?
«C'è stato un lavoro di squadra serrato. Personalmente ero al corrente della vicenda da alcuni mesi. Abbiamo cercato di procedere tutti sottotraccia, incrociando dati e segnalazioni. Le indagini sono state condivise da scuola, uffici comunali, amministrazione e carabinieri».
Come si sono svolte?
«Abbiamo cercato di collaborare. Perchè quando a scuola le maestre hanno avuto avvisaglie chiare di botte e lividi, abbiamo dovuto anzitutto capire da dove provenissero. La pista poi imboccata non era affatto intuitiva».
Come vi siete relazionati con le famiglie?
«È stata la cosa più difficile. Perchè bisogna comunque vincere alcune barriere. E non è facile quando si entra in una sfera così intima. Abbiamo anche cercato di capire lo smarrimento di quei nuclei familiari. Denunciare a volte è davvero un atto di coraggio».
Qual è la sua lettura di questa storia?
«Sono rattristato che queste cose avvengano. Però invito a non generalizzare. È una vicenda che vede coinvolti dei bambini, lascerei a margine le questioni di tipo religioso».
Esistono però culture in cui l'educazione passa ancora attraverso le percosse.
«Esistono. Ad Oriente e in Occidente. Però sono anche sollevato che si sia debellata nello specifico la situazione di Pieve. Che questa persona sia stata messa in condizioni di non fare ulteriore male».
L'Imam, raggiunto al telefono, spiega di non aver fatto nulla di male.
«Può dire quello che crede. I fatti raccontano altro. Ci sono le prove».
Cosa si sente di dire ai suoi cittadini?

«A tutta la comunità io dico che sono qui come punto di riferimento per tutelarli. Lo dico ai pievigini e lo dico alla comunità musulmana che oggi è ancora più disorientata perchè si sente additata nella sua interezza».
Elena Filini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino